Contabilizzazione e termoregolazione sono tecnologie sempre più richieste dagli utenti, soprattutto in situazioni in cui ci siano disparità di consumi all’interno di un condominio. Ma come proporre all’utente e agli amministratori questi strumenti?
L’amministratore lo sa già da tempo e i condomini ne hanno forse sentito parlare, ma per la sempre più ridotta capacità economica delle famigli italiane, quando si parla di contabilizzazione e termoregolazione c’è un po’ di confusione ed è bene dunque affrontare la questione evidenziandone i punti forti, oltre che le principali critiche che potrebbero metter in difficoltà tecnici e installatori in fase di proposta all’utente.
Cinque sono i messaggi su cui l’installatore deve insistere, al di là del fatto che presto o tardi la legge imporrà l’obbligo di una diversa termoregolazione nei condomini.
Facciamo una breve sintesi:
1) L’utente, attraverso questi strumenti, ha la possibilità di regolare la temperatura secondo le proprie preferenze e secondo i propri orari. In questo modo si porrà fine alle eterne discussioni condominiali sulla regolazione della caldaia.
2) Si viene a realizzare un risparmio medio annuale sul combustibile utilizzato dalla caldaia compreso tra il 10% e il 30% rispetto alla situazione anteriore all’installazione. Tenendo presente che generalmente il riscaldamento centralizzato arriva a incidere per quasi la metà del totale delle spese, i conti in tasca sono presto fatti.
3) Gli investimenti, nel caso in cui non occorra sostituire la centrale termica o i radiatori, sono comunque piuttosto limitati e tutte le incentivazioni fiscali derivanti dall’utilizzo di strumenti per la riqualificazione edilizia rendono l’operazione più abbordabile.
4) Per quelli più avvezzi alla tecnologia è consigliabile citare un dato, secondo il quale per una famiglia media il risparmio energetico indotto dalla contabilizzazione del calore è pari a 70 volte quello che deriva dall’uso di una lavatrice di classe energetica A rispetto a un’altra di classe energetica C.
5) Agli investitori più scaltri non far mancare la considerazione che la classe energetica dell’edificio può rivalutarsi a seguito dell’installazione di valvole e ripartitori, facendo quindi crescere il valore dell’immobile.
Se questi sono i vantaggi dell’adozione di questi sistemi, è corretto tenere in considerazione una serie di questioni da non sottovalutare perché i conti potrebbero non tornare anche dopo le installazioni, e le nuove rivendicazioni di dover pagare “più di prima” non si farebbero attendere alla prima assemblea. Per essere pronti alle obiezioni ecco qualche considerazione (più o meno) oggettiva.
1) Il passaggio da un sistema di attribuzione dei costi di riscaldamento puramente millesimale a uno basato sulla contabilizzazione non è indolore: occorre, in sede di definizione del contratto di servizio energia, tutelare quegli utenti che potrebbero essere soggetti a un incremento anche considerevole dei propri costi di riscaldamento.
2) Molto spesso, dopo aver adottato la contabilizzazione in uno stabile, gli appartamenti posti all’ultimo piano e al piano terra sopra le cantine sono tra quelli che non mostrano un risparmio nella spesa di riscaldamento. Anzi, talvolta la vedono lievitare. Per quale motivo? Perché si è dimenticato di dire troppo spesso in passato che i consumi energetici delle unità immobiliari degli ultimi e dei primi piani sono molto più elevati di quelli degli altri. Molto frequentemente sono più del doppio.
3) A nulla vale l’obiezione secondo la quale “prima si pagava tutti uguale” (in base ai millesimi). Il Codice civile prevede che ciascuno paghi in ragione dell’uso che fa di un impianto comune e agli alloggi più esterni dei piani bassi fornisce indubbiamente più calore. Questo vuol dire caloriferi con potenze più elevate e costi più alti.
4) Se è vero che gli appartamenti che presentano maggiori superfici esposte all’ambiente esterno si trovano a pagare cifre sensibilmente più elevate di quelle degli appartamenti meno esposti, è anche vero però che gli stessi appartamenti più esposti fanno, per così dire, da “cappotto” agli appartamenti attigui riducendone la loro richiesta di fabbisogno di riscaldamento. Quelli che si trovano ai piani intermedi godono anche di quel calore “rubato” sopra e sotto e di questo, in sede di analisi energetica, occorre tener conto in un qualche modo.
5) A questo proposito occorre ricordare che il calore utile viene ripartito in parte con la contabilizzazione e in parte viene calcolato (in millesimi) di anno in anno in base al consumo di combustibile e a un rendimento determinato nel progetto dell’impianto. Ciò comporta che siano molti i consumi involontari (leggasi dispersioni). I consumi involontari di acqua calda sanitaria, ad esempio, sono spesso molto importanti. Se un radiatore viene distaccato dalla rete (intervento dell’utente che lo spegne) diminuisce l’erogazione di calore. Di conseguenza, aumenta l’incidenza delle dispersioni percentuali. Se una termostatica va quasi in chiusura, la temperatura di ritorno non può scendere sotto 20°C e anche questo aumenta l’incidenza delle dispersioni percentuali.
(immagine © Caleffi)
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