
La transizione ecologica sta spingendo nella direzione dell’elettrificazione dei consumi e il settore è indirizzato in maniera palese verso la progressiva riduzione dell’uso delle caldaie e la sempre maggiore installazione di pompe di calore. Allo studio una nuova norma tecnica scritta da CTI, ASSOCLIMA, CNA.
Più comfort meno impatto ambientale
L’obiettivo degli impianti di climatizzazione, in linea con direttive europee e nazionali, è la generazione di raffrescamento e riscaldamento con minore impatto sul riscaldamento globale grazie all’uso di energia primaria non fossile. Al di là di considerazioni puntuali sulla validità di sistemi di incentivazione sempre meno presenti, è anche vero che la normativa EPBD ci spinge nella direzione di un’impiantistica che abbia il suo perno nel circuito frigorifero e nell’utilizzo di sistemi in pompa di calore che un’altra disposizione di legge europea, il Regolamento F-Gas, vuole sempre più spesso equipaggiati con gas refrigeranti a GWP medio o basso ma appartenenti alla categoria degli infiammabili, dall’R32 all’R290. La situazione è anche stimolata da indicazioni ancora una volta comunitarie, come il protocollo Repower EU che indica un obiettivo numerico di installazione di pompe di calore davvero molto elevato, 50 milioni di apparecchiature entro il 2030 in tutta l’area dell’Unione Europea.
L’obiettivo che l’Europa si è posta di 50 milioni di pompe di calore entro il 2030 è certamente molto sfidante. Nel perseguirlo occorre tuttavia tener conto che molte di queste apparecchiature contengono gas refrigerante caratterizzato da un profilo di rischio aggiuntivo, quello dell’infiammabilità del refrigerante, rischio di cui installatori e manutentori debbono essere consapevoli per effettuare il lavoro a norma e rilasciare una dichiarazione di conformità adeguata rispetto alle caratteristiche dei nuovi apparecchi. Entra infatti in gioco un elemento, quello dell’effettuazione dei lavori a regola d’arte secondo le norme tecniche vigenti. Riportiamo per chiarezza il testo dell’Articolo 6 Comma 1 del Decreto Ministeriale 37 2008, il testo di legge che riguarda appunto questa materia: “Le imprese realizzano gli impianti secondo la regola dell’arte, in conformità alla normativa vigente e sono responsabili della corretta esecuzione degli stessi. Gli impianti realizzati in conformità alla vigente normativa e alle norme dell’UNI, del CEI o di altri Enti di normalizzazione appartenenti agli Stati membri dell’Unione europea o che sono parti contraenti dell’accordo sullo spazio economico europeo, si considerano eseguiti secondo la regola dell’arte.”
È necessario essere consapevoli che nel caso di questa tipologia di impianti, le pompe di calore, la UNI EN 378 è la norma che fornisce le indicazioni utili sulla questione. Il titolo della norma è infatti chiaramente esplicativo, “Sistemi di refrigerazione e pompe di calore – Requisiti di sicurezza e ambientali”, ma è altrettanto vero che per ammissione di molti soggetti del mondo della formazione la conoscenza approfondita e l’applicazione di questa norma a volte lascia a desiderare. Che cosa osta alla sua diffusione? L’ampiezza del campo di lavoro presidiato? La sua complessità? Le implicazioni professionali che la sua applicazione comporta? Non ci addentriamo in questa materia, ma ci soffermiamo su un aspetto che riteniamo possa costituire se non la soluzione, quantomeno un percorso alternativo che supporti il mercato e i tecnici nel dispiego di questa campagna di diffusione della pompa di calore. Quanto già in essere nel mondo delle caldaie infatti si presta ad un efficace parallelo: la norma UNI 7129, Impianti a gas per uso domestico e similare alimentati da rete di distribuzione – Progettazione, installazione e messa in servizio è il modello di riferimento di un segmento che ha stabilizzato il modus operandi della categoria e lo ha reso più uniforme e costante.
Una nuova norma tecnica
Da questo spunto nasce la manifestazione di interesse portata al Comitato Termotecnico Italiano (CTI) da Assoclima, CNA Installazione Impianti e Assofrigoristi per la stesura di una norma tecnica dedicata all’installazione di pompe di calore per la climatizzazione domestica, uno strumento che fornirebbe le istruzioni per l’uso alla stregua di quanto fatto dalla 7129 nell’epoca delle caldaie a condensazione per uno sviluppo per così dire conforme e “sorvegliato” dell’utilizzo della pompa di calore. Certo, questa norma non potrebbe andare a modificare l’impostazione delle installazioni esistenti, ma costituirebbe un riferimento per la nuova generazione di pompe sempre più incrociata dalla necessità di funzionare con refrigeranti oggi prevalentemente A2L, ma domani anche A3. Abbiamo pertanto cercato di condividere con Dario Molinari, Funzionario Tecnico CTI responsabile della gestione della Commissione Tecnica 243 “Impianti di raffrescamento: pompe di calore, condizionatori, scambiatori, compressori” una considerazione sull’importanza di questa iniziativa, sulle metodologie che possiamo prefigurare e sulle ricadute e i benefici che potrebbero venire dall’esistenza di una norma tecnica specificamente dedicata all’argomento.
“Una norma tecnica ha significato e valore nella misura in cui viene recepita e adeguatamente utilizzata. È uno strumento che può solo portare valore aggiunto sia al mercato sia agli operatori sia agli utilizzatori finali. L’aspetto fondamentale, quindi, è che le norme tecniche vengano utilizzate una volta pubblicate perché la normazione non deve essere fine a se stessa e fare in modo che qualsiasi documento normativo abbia successo è parte essenziale del lavoro delle nostre Commissioni Tecniche e del Comitato Termotecnico Italiano più in generale”.
In questo quadro si inserisce perfettamente questo progetto
“Si inserisce e si qualifica per la possibilità di dare agli operatori un riferimento importante per la messa in campo delle pompe di calore”.
Ma esiste già la norma 378…
“ Verissimo, ma la serie di norme UNI EN 378 costituisce un riferimento nato a livello europeo, recepito ovviamente anche in Italia in ragione degli accordi tra CEN ed Enti di normazione dei Paesi Membri. Pur avendo le caratteristiche di una norma di sistema e trattando conseguentemente tutti gli aspetti connessi alla progettazione, installazione ed esercizio, ha dei contenuti generali e l’utilità applicativa è migliorabile. È legittimo quindi che agli occhi degli operatori si presenti un problema nel momento in cui c’è un documento come la UNI EN 378 che per sua stessa natura non è orientato ad affrontare i problemi pratici che un operatore riscontra sul campo. In questi casi è utile intervenire in aiuto al mercato integrando la norma europea con altre norme tecniche di livello chiamiamolo più operativo, con un taglio più pragmatico.”
Si tratta di un’esperienza già sviluppata?
“Altre norme sono nate proprio con l’impostazione di fornire degli standard applicativi: pensiamo a norme come la UNI 10683 prodotta sempre dal CTI o le UNI 7128 e 7129 elaborate dal Comitato Italiano Gas. La UNI 7129 che è una norma che tratta l’installazione delle caldaie a gas ed effettivamente fa parte di quel parco di norme che vengono redatte normalmente in forma pragmatica: sono molto “pratiche”, al punto di poter essere qualificate come manuali tecnici tradotti in norma.”
Che cosa intende con “manuale tecnico tradotto in norma”?
“È una vera e propria modalità di stesura, perché questo tipo di norme contiene una serie di prescrizioni, di indicazioni per effettuare il lavoro al meglio delle condizioni, quindi per fornire standard tecnici utili nell’attività sul campo. La citata UNI 7129, ma anche le UNI 7128 sulle canne fumarie e UNI 10683 sugli apparecchi a biomassa sono norme di installazione che permettono agli installatori di svolgere la loro attività in condizioni di sicurezza e realizzare installazioni “a regola d’arte” e sicure anche per l’utilizzatore”.
Uno strumento importante per chi opera sul campo
“Sicuramente importante per chi è sul campo, ma anche un reale vantaggio anche per i produttori degli apparecchi. Chiunque fabbrichi questi generatori, pompe di calore o caldaie che siano, ha il cospicuo vantaggio di trovare nella norma una linea di indirizzo per avere certezza che l’installazione del loro apparecchio sia eseguita correttamente. E questo porta ovviamente ad avere meno problemi post installazione, quindi in tutta l’attività di gestione del post vendita”.
E veniamo al capitolo sicurezza e infiammabilità, temi che erano tipici della combustione e che oggi si affacciano anche sulle pompe di calore in ragione della nuova normativa
“La pompa di calore è stata oggetto di grande attenzione da parte della normativa comunitaria, perché se ne apprezza il valore di contenimento dell’impatto ambientale, ma la scelta fatta sui gas porta nel circuito a pressione il problema dei gas infiammabili. Il CTI si è occupato anche di seguire lo sviluppo di queste norme, delle norme di prodotto sulle pompe di calore contenenti gas infiammabili, tutta la serie 60335 e ha seguito questo processo in quanto Mirror Committee del CEN. Per quella che è stata la nostra percezione, non hanno stravolto le norme esistenti sugli altri gas refrigeranti, ma è altrettanto naturale constatare che già sul tema del prodotto troviamo delle prescrizioni di sicurezza un po’ più stringenti fin dalla fase di progettazione della macchina. Quindi oggi i produttori devono seguire una norma che comporta maggiori attenzioni e sarebbe un’ottima cosa se anche gli installatori avessero il supporto di una norma tecnica che li guidasse nella gestione di queste problematiche.”
E oltre all’installazione c’è la manutenzione
“Una norma di installazione per le pompe di calore, con delle specifiche anche per gli apparecchi contenenti fluido refrigerante infiammabile, può contenere indicazioni utili anche sulla manutenzione, così come la UNI EN 378 si addentra a fornire indicazioni specifiche. Queste norme nascono a livello nazionale, da un dialogo con i produttori degli apparecchi, le associazioni di categoria e gli installatori: questo permette di creare una norma che sia come già detto un manuale tecnico, un manuale di installazione con le prescrizioni di sicurezza, con le prescrizioni per la corretta posa, per la corretta manutenzione. Questo è qualcosa che possiamo assolutamente fare e che auspichiamo di fare. È un’esperienza che abbiamo già sviluppato anche con la UNI 10683 sulle biomasse e siamo convinti che ricalcare quest’esperienza possa essere non solo interessante, ma decisamente utile, perché crea una fruibilità della norma che è quanto di più auspicabile da parte nostra”.
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