Il grafico a istogramma fotografa l'andamento storico della manifattura meccanica dal 1990 al 2017.
Quasi trent'anni di produzione cresciuta stabilmente a ritmi costanti, con soltanto alcune eccezioni, fino al 2008. Dal 2009, come in tanti altri settori, si sono persi improvvisamente 16 punti, iniziando la risalita solo nel 2015, mentre si prospetta un buon balzo nel 2017.
“La moderata euforia deriva anche dall'accelerazione degli investimenti in tecnologie, che si è attivata già nel 2016” – afferma Alberto Caprari, presidente di Anima/Confindustria – “Gli incentivi del piano nazionale Industria 4.0 hanno dato a imprese e imprenditori un contributo, anche psicologico, a una crescita che ora deve diventare solida e strutturale.”.
La percezione trova conferma nei dati degli investimenti, che tra il 2015 e il 2016 hanno segnato appena un +0,3%, mentre nel 2017 è prevista una crescita consistente del +13,3%.
“Sono bei numeri che non si leggevano da diversi anni.” – continua Caprari – “Parliamo di innovazione tecnologica iniettata nelle nostre fabbriche, sia in termini di miglioramento ed efficienza nei processi produttivi, ma anche di sviluppo di nuovi prodotti e servizi 4.0.”.
L'ufficio studi Anima ha analizzato quali sono i settori rappresentati dalla Federazione, maggiormente coinvolti nelle incentivazioni previste dal piano nazionale Industria 4.0, promosso dal ministero dello Sviluppo economico.
In particolare le tecnologie alimentari, le valvole industriali e la caldareria hanno investito milioni di euro in tecnologie 4.0 per i processi e i prodotti, sia nel 2016 che nel 2017, in forza della sola misura dell'iperammortamento applicata a beni materiali e immateriali.
L'export nel 2016, rispetto all'anno precedente, è cresciuto del +0,9%. Secondo le previsioni 2017, si esporterà un valore di merci pari al +2,5%.
Si passa, perciò, dai 26,3 miliardi di euro del 2016 ai 26,9 miliardi di euro nel corso di quest'anno. La quota export 2016 ha rappresentato il 58,4% del totale delle produzioni, mentre nel 2017 si stima che sarà pari al 57,8%.
Risulta, pertanto, evidente il contributo positivo apportato dal mercato interno italiano, che sta mostrando evidenti segni di ripresa.
“I comparti rappresentati da federazione Anima esportano la gran parte di quel che producono, con punte del 90% in alcuni settori delle tecnologie per l'edilizia o della componentistica specializzata” – puntualizza Caprari – “Gli Stati Uniti sono divenuti il primo paese export per la meccanica italiana. Con un sostenuto ritmo di crescita dal 2012 a oggi gli Usa hanno richiesto in misura maggiore tecnologie meccaniche, superando la Germania e la Francia, che hanno mantenuto un andamento costante negli anni di crisi, con un leggero aumento negli ultimi tre semestri. Stabile anche il Regno Unito, in quarta posizione, nonostante i timori Brexit. Preoccupante il decremento della Russia che sta riducendo il suo valore export, scendendo in ottava posizione. Le sanzioni, appena rinnovate, stanno aggravando le difficoltà della eccellenza che è la meccanica italiana, non solo molto richiesta ma fondamentale per lo sviluppo di questo grande paese. Negli ultimi mesi, le imprese stanno operando con soluzioni alternative come joint venture o partnership industriali.”.
Tra i paesi da cui importiamo componenti e macchinari la Germania occupa il primo posto. La Cina aumenta il suo valore, pur mantenendo un divario importante dal partner tradizionale e storico tedesco.
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