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Stop alla cessione del credito. Le reazioni di categoria

Sullo stop alla cessione del credito il mondo delle costruzioni ha mostratto il proprio dissenso. Ecco le opionioni dalle associazioni di categoria alla community.

Il 17 febbraio 2023 il Consiglio dei ministri italiano ha approvato un decreto legge contenente nuove disposizioni in materia di bonus edilizi, tra cui spunta lo stop alla cessione del credito e allo sconto in fattura per interventi legati al superbonus. Ciò significa che, per usufruire dei bonus fiscali, le famiglie e le imprese dovranno utilizzare esclusivamente la detrazione d’imposta. Inoltre, il decreto vieta alle pubbliche amministrazioni di acquistare crediti derivanti dai bonus edilizi, una pratica che, secondo Eurostat, avrebbe un impatto diretto sul debito pubblico.

L’obiettivo del governo con queste nuove disposizioni è duplice: da un lato, risolvere il problema dei crediti incagliati, che ammontano a 110 miliardi di euro, e dall’altro, mettere in sicurezza i conti pubblici. Tuttavia, il settore delle costruzioni non ha accolto bene queste misure, poiché rappresentano un duro colpo per le imprese e le famiglie che avrebbero beneficiato dei bonus fiscali.

L’opinione dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili (Ance)

In particolare, l’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) ha lanciato l’allarme, accusando il governo di affossare le famiglie e le imprese: “È da ottobre che aspettiamo di capire come si pensa di risolvere una situazione che è diventata drammatica: non ci rendiamo conto delle conseguenze devastanti sul piano economico e sociale di una decisione del genere”. L’associazione ha stimato un miliardo di crediti incagliati causa il blocco di circa 6mila cantieri, tra unifamiliari e condomini, con il rischio di fallimento di almeno 1.700 imprese di costruzioni e la perdita di circa 9mila occupati.

Il decreto, composto solo da due articoli, affronta anche il problema della responsabilità solidale dei cessionari. In particolare, viene esclusa la responsabilità solidale per chi è in possesso di tutta la documentazione relativa alle opere. Ciò mira ad eliminare le incertezze che hanno finora frenato molti intermediari dall’assorbire questi crediti. Il ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, ha sottolineato che il decreto è stato necessario per bloccare gli effetti di una politica scellerata usata in passato, che ha finito per costare a ogni italiano circa 2.000 euro.

L’urgenza ora è quella di riattivare la possibilità per gli intermediari di acquistare i crediti d’imposta rimasti incagliati, che ammontano a 110 miliardi di euro. A tal fine, Giorgetti ha lanciato un appello alle banche per un’azione di sistema per coprire questo buco. Il ministro ha proposto alcune azioni da attuare in collaborazione con il settore bancario, tra cui meno responsabilità in carico alle banche con una maggiore “circolarità giuridica” che permetta di far ripartire le cessioni dei crediti, un ruolo più incisivo delle imprese pubbliche nell’acquisto degli stessi e contatti per risolvere eventuali problemi successivi alle norme.

Stop alla cessione del credito una misura drastica secondo Anima Confindustria

“Una decisione drastica, del tutto inaspettata: l’eliminazione della cessione del credito e dello sconto in fattura rappresentano un danno enorme per le famiglie e per le aziende manifatturiere italiane.» Commenta così Marco Nocivelli, presidente di Anima Confindustria, l’adozione del decreto-legge in materia di cessione dei crediti, che rimuove la possibilità di optare per la cessione del credito e lo sconto in fattura per i bonus edilizi. «Dobbiamo considerare innanzitutto – dichiara Nocivelli – la direzione intrapresa dall’Europa in merito all’efficientamento energetico degli edifici: se in meno di dieci anni dobbiamo portare le nostre abitazioni a più che dimezzare le emissioni, Superbonus ed Ecobonus sono due misure fondamentali per il raggiungimento di tali obiettivi; l’eliminazione dello sconto in fattura e della cessione del credito rallenteranno notevolmente le opere di efficientamento energetico, impedendo ai condomini e alle famiglie – soprattutto quelle meno abbienti – di accedere ai bonus. Oltre a rappresentare un ostacolo per il raggiungimento degli obiettivi di efficienza energetica – prosegue Nocivelli – lo stop alla cessione del credito rappresenta un danno economico a tutta la filiera dell’edilizia, che va a colpire direttamente anche le aziende della meccanica e in particolare quelle dell’impiantistica, un comparto industriale che oggi vale oltre il 34% del settore delle costruzioni per numero di addetti. In questa fase di inflazione galoppante e difficoltà crescenti per le aziende, non possiamo permetterci di fermare i meccanismi che hanno permesso a misure-chiave quali Superbonus ed Ecobonus di accelerare in maniera considerevole il percorso di efficientamento energetico nell’edilizia, e di creare valore economico per migliaia di aziende sul territorio nazionale. Questa ennesima modifica inattesa alla disciplina pone in seria difficoltà molte imprese della filiera dell’edilizia, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro”.

Lo stop alla cessione del credito secondo Confartigianato

“Speravamo in una soluzione che risolvesse il problema dei crediti incagliati, invece non solo non si prospetta nessuna risposta al problema ma il Governo blocca, tranne in limitati casi, la possibilità di continuare ad applicare lo sconto in fattura o a cedere i crediti”.

Così il Presidente di Confartigianato Marco Granelli commenta il decreto legge sulla cessione dei crediti approvato oggi dal Governo.

Secondo Confartigianato il blocco previsto nel decreto legge coinvolge le tante imprese che, sulla base delle norme sinora vigenti, hanno effettuato investimenti ed assunzioni nella prospettiva, di primi accordi con i committenti, di poter continuare ad operare garantendo lo sconto in fattura. Con buona pace degli obiettivi green che la misura avrebbe aiutato a raggiungere.

Anche il blocco della possibilità di acquisto dei crediti da parte degli enti pubblici rappresenta un altro incomprensibile ostacolo. Apprezzabile l’intervento per limitare la responsabilità in solido dei cessionari anche se non risolutiva e fuori tempo massimo.

Malori anche dalla community

Ecco alcuni commenti raccolti dalla community Idrotalenti:

Io ho 6 cantieri che vanno avanti da due anni, lavori chiudibili in sei mesi! Sono un architetto e avanzo tutte le mie parcelle, sono in mano a ditte con crediti bloccati e impossibilitate a pagarmi, ma io il lavoro l’ho fatto e continui a farlo per mia etica, ora il problema non è lo stop ma i due anni di mancati acquisti e prese per il culo, il tutto senza alcuna tutela e diritto.

L’Italia è un paese molto divertente e i politici sono i attori principali di questa commedia 🎭 che non fa ridere per niente, uno dei paesi più belli del mondo ma che è diventato il zimbello di tutti la situazione fa tutt’altro che ridere, forza Italia che si rialzerà di nuovo in piedi 👏🔥

La situazione andava messa sotto controllo molto prima! Ma questi stop da un giorno all’altro e il non pagamento dei vecchi crediti ammazzano le imprese

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