Spaccato di una caldaia a condensazione (da doc. ARCA Caldaie).
Pierfrancesco Fantoni, tra i docenti più esperti del Centro Studi Galileo, risponde a un quesito sul futuro dei sistemi di riscaldamento.
È vero che i sistemi di riscaldamento a combustibili fossili subiranno molto presto restrizioni di utilizzo? In questo caso quali saranno le possibili alternative?
Con il Green Deal, l’Unione Europea si propone di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, con una tappa intermedia fissata al 2030.
Tra le altre misure previste, vi è quella di perseguire una graduale eliminazione dei sistemi di riscaldamento alimentati da combustibili fossili. Infatti, due terzi dell’energia consumata per riscaldare e raffrescare gli edifici oggi proviene ancora da questi combustibili.
Essendo questi gli obiettivi, si potrebbe giungere ad un veto alla commercializzazione delle caldaie a gas ben prima del 2030. Inoltre potrebbe essere imposto il requisito minimo per l’immissione sul mercato degli apparecchi per il riscaldamento che prevede un valore di rendimento stagionale al 115%. Se si giungesse a tale decisione, questo comporterebbe di conseguenza il divieto della vendita di tutte le caldaie a gas, anche quelle a condensazione che, pur potendo raggiungere un rendimento superiore al 100% grazie ai sistemi di recupero del calore contenuto nel vapore acqueo dei fumi, difficilmente potrebbero arrivare al valore del 115% con le fonti tradizionali di combustibile.
Alcuni dei sistemi di riscaldamento alternativi che potrebbero sostituire le caldaie a gas, sono i seguenti.
Le caldaie a pellet, che utilizzano biomasse come il pellet di legno o gli scarti agricoli come combustibile. Questi sistemi risultano essere compatibili con gli impianti esistenti e hanno la capacità di lavorare sia a basse che ad alte temperature.
Le pompe di calore, che permettono il passaggio dall’uso del gas all’elettricità come fonte energetica. Tuttavia possono incontrare difficoltà a soddisfare la richiesta laddove gli impianti prevedono l’uso di termosifoni, poiché essi richiedono temperature dell’acqua piuttosto alte.
I sistemi a idrogeno, il cui uso su larga scala, tuttavia, richiede la necessità di adattare le infrastrutture esistenti e di risolvere le problematiche legate alla sicurezza.
Le pompe di calore ad attivazione termica (TDHP) che presentano un’alta efficienza energetica (superiore al limite del 115%) e che possono funzionare utilizzando gas rinnovabili come il biogas e l’idrogeno.
La microcogenerazione che prevede l’impiego di un motore a gas e di un sistema di recupero del calore di scarto per produrre energia elettrica e termica.
a cura di: Pierfrancesco Fantoni
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