La sicurezza dei macchinari è un tema centrale in tutte le società industriali. Sia la legislazione che la normazione tecnica presidiano da decenni questo ambito, in uno sforzo continuo di aggiornamento. Ora si vuole aggiungere un ulteriore, significativo tassello.
Il 14 settembre hanno preso il via i lavori di elaborazione di un progetto di prassi di riferimento sulla figura professionale del “Machinery Safety Specialist”. Il documento vuole definirne i requisiti a partire dai compiti e dalle attività specifiche – oltre che dall’identificazione dei relativi contenuti – in termini di conoscenze e abilità. Un modo non solo per riconoscere la qualificazione professionale di chi opera in questo settore, ma anche per identificarne chiaramente il livello di autonomia e di responsabilità, in coerenza con il Quadro Nazionale delle Qualificazioni (QNQ). Tali requisiti sono dunque espressi in modo da agevolare e contribuire a rendere omogenei e trasparenti, per quanto possibile, i relativi processi di valutazione della conformità, a beneficio sia degli operatori del settore che di tutti gli attori della filiera.
In pratica i descrittori QNQ propri di questa figura professionale vogliono fungere da riferimento per determinare la competenza necessaria per una corretta applicazione della Direttiva Macchine. Tra i compiti e le attività specifiche del Machinery Safety Specialist possiamo evidenziare:
- la verifica del rispetto dei requisiti di sicurezza, preferibilmente attraverso l’applicazione delle norme armonizzate;
- la redazione del fascicolo tecnico o della documentazione tecnica pertinente;
- la stima e la valutazione dei rischi;
- la predisposizione della dichiarazione CE di conformità o della dichiarazione di incorporazione;
- la redazione delle istruzioni.
Federmacchine riunisce 12 associazioni industriali attive in svariati comparti del mercato (macchine utensili, tessili, macchine per legno, plastica, ceramica, laterizi, vetro, calzature, gomma, packaging, ecc.). Con più di 5000 imprese, oltre 200.000 addetti e un fatturato che, nel 2020, è stato pari a 41,4 miliardi di euro, l’industria italiana di settore è una realtà di primo piano a livello internazionale, come dimostra l’esportazione del 67% della propria produzione oltreconfine.
Si ricorda che le prassi di riferimento sono documenti UNI che introducono prescrizioni tecniche o modelli applicativi settoriali di norme tecniche. Elaborate sulla base di un rapido processo di condivisione tra i soli autori – non più di 9 mesi – in appositi Tavoli e sotto la conduzione operativa di UNI, le prassi di riferimento, dopo cinque anni dalla loro pubblicazione, sono trasformate in norma (UNI, UNI/TS, UNI/TR) oppure vengono ritirate.
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