Terminali d’impianto come radiatori, ventilconvettori, pannelli, travi fredde, sono l’interfaccia tra gli impianti e l’utente; ne abbiamo parlato con l’ing. Antonio De Marco, progettista e protagonista di mezzo secolo di evoluzione del settore impiantistico.
“Vengo da una generazione che ha avuto a che fare con i radiatori in ghisa, un ottimo materiale, tuttavia oggi non viene più molto utilizzato perché è… “pesante”. Infatti, per esigenze di produzione, trasporto e messa in opera si prediligono materiali più leggeri e più facili da lavorare. Uno dei grandi vantaggi dei radiatori in ghisa – continua Antonio De Marco – è la lunga durata, praticamente illimitata, tanto è vero che in case costruite agli inizi del secolo scorso si trovano ancora radiatori in ghisa originali. Non presentano problemi di corrosione e deterioramento dovuti all’ossigenazione dell’acqua o alle reazioni elettrochimiche. Più in generale, oggi il ruolo del radiatore si è ridimensionato, lo si utilizza prevalentemente per le ristrutturazioni, in cui si sostituisce il vecchio corpo scaldante con uno nuovo, moderno, caratterizzato da linee estetiche contemporanee, in alluminio, acciaio, anche rame in alcuni casi.
“Il radiatore è assolutamente protagonista nell’ambiente bagno, dove esercita più funzioni: corpo scaldante d’ambiente, scaldasalviette e anche oggetto d’arredo.
“Tra i vantaggi principali dei radiatori c’è la possibilità di reimmetterli nel ciclo di fusione e quindi il materiale con cui sono costruiti è completamente recuperabile. Inoltre quelli moderni, in acciaio e alluminio, sono leggeri da trasportare e semplici da installare. Comunque, come accennavo prima, in base alla mia esperienza, nelle nuove progettazioni sono meno utilizzati di un tempo, parlo dei prodotti standard e non quelli di arredo. I radiatori di design sono sicuramente validi dal punto di vista estetico, ma per noi tecnici presentano a volte alcune difficoltà dal punto di vista della resa termica e della perdita di carico. Non tutte le aziende produttrici forniscono indicazioni precise a proposito e può capitare, come mi è successo, di riscontrare scostamenti di una certa entità in termini di resa termica in casi di sostituzione di radiatori tradizionale con quelli di arredo.
“Inoltre – sottolinea Antonio De Marco – occorre tener presente l’aspetto della contabilizzazione e della ripartizione: non di rado abbiamo a che fare con corpi scaldanti che hanno configurazioni difficilmente catalogabili in una precisa classificazione rispetto alla resa termica.
“Con l’avvento delle caldaie a condensazione, quindi impianti a bassa temperatura, l’impiego dei radiatori comporta alcuni aspetti progettuali che occorre ben considerare in fase di dimensionamento. È evidente che se abbasso la temperatura dell’acqua, è necessario aumentare la superficie di scambio. Situazione analoga si riscontra con le pompe di calore che hanno come fluido termovettore l’acqua: anche in questo l’acqua di alimentazione dei radiatori si trova a una temperatura più bassa. Se si alimenta alla giusta temperatura il radiatore il suo lavoro lo fa sempre; è bene tuttavia ricordare l’importanza della manutenzione perché non di rado si trovano all’interno dell’impianto alcuni chilogrammi di fanghiglia e calcare. L’avvento relativamente recente dei filtri defangatori, così come il concetto di trattare l’acqua tecnologica hanno proprio l’obiettivo di preservare le prestazioni dell’impianto.
“I radiatori, rimangono comunque una buona soluzione tecnologica, efficiente e che, nel caso dei prodotti standard, risulta anche economica”.
VENTILCONVETTORI
“Sono stati il mio primo amore – ricorda Antonio De Marco – e dopo un periodo in cui ci siamo un po’ persi di vista sono tornato ad essere un grande sostenitore dei ventilconvettori. In effetti, si tratta di una soluzione tecnologica che in passato ha presentato qualche lacuna, mi riferisco alla rumorosità, all’aspetto estetico, alle difficoltà di pulizia. Ma successivamente tutte queste problematiche sono state brillantemente superate dalle varie case costruttrici.
“Un grande vantaggio del fancoil sta nel fatto che è semplice da usare per l’utente finale, ma è anche una soluzione flessibile per gli installatori, che lo possono posare a parete, a soffitto, a pavimento, negli alberghi, nel terziario e anche nel residenziale. Nelle abitazioni i sistemi radianti, a pavimento o soffitto, hanno il grande vantaggio di non occupare spazio a terra, tuttavia se si studia bene la collocazione dei fancoil, possono trovare un valido impiego anche nel residenziale. In ogni caso per me rimangono una soluzione ottimale dal punto di vista funzionale, proprio per la facilità e la velocità di messa in funzione. È vero che il pannello radiante diffonde più uniformemente la temperatura, ma bisogna considerare che il fancoil in passato era sempre stato associato a pareti fredde in inverno o calde in estate. Oggi che le nuove costruzioni hanno un maggiore isolamento termico dall’esterno, l’efficacia del ventilconvettore ne ha molto beneficiato. Oggi si vivono gli ambienti abitati, qualunque essi siano, in maniera diversa e il grande vantaggio dei fancoil è la risposta repentina alla richiesta di temperatura, contrariamente ad altre soluzioni che presentano un’inerzia maggiore. Trovano quindi migliore impiego in quelle situazioni in cui l’impianto può essere acceso o spento a seconda delle esigenze abitative, mentre negli ospedali ad esempio, dove gli impianti sono costantemente a pieno regime, si possono preferire altre soluzioni.
“I vantaggi dal punto di vista dell’installatore – precisa De Marco – sono, oltre alla versatilità di impiego, anche la versatilità di collegamento, infatti si possono alimentare con tubazioni in rame o in multistrato, senza particolari vincoli.
“In buona sostanza, direi che grazie all’evoluzione tecnologica ed estetica che la categoria di prodotto ha avuto, si può affermare che i ventilconvettori hanno ancora un futuro di grandi prospettive”.
PANNELLI RADIANTI
“Nella mia attività professionale – sottolinea Antonio De Marco – ho iniziato a installare pannelli radianti a pavimento con un certo scetticismo, perché mi ponevo la domanda: come smaltire tutto questo materiale plastico alla fine del ciclo di vita dell’impianto? Se le tubazioni sono annegate nel cemento separare le tubazioni in plastica può rappresentare un problema. Forse è ancora presto per capire se lo smaltimento sarà una procedura semplice o presenterà complessità, ma a giudicare da come viene confezionato il pacchetto che costituisce l’impianto, in qualche caso sopraggiungono dubbi.
“I sistemi radianti, come accennavo prima, hanno il vantaggio di lasciare maggiore libertà agli architetti e agli interiori designer, inoltre ha delle ottime performance quando utilizzato in ambienti in cui è richiesta la temperatura costante. Alcuni utenti esigono una termoregolazione a zona con impianto a pannelli radianti, pensando di muoversi tra le stanze della casa e regolare la temperatura a livello locale, ma bisogna fare presente che con questa tipologia di impianti il comfort lo si raggiunge in due ore.
“C’è la possibilità di regolare la temperatura stanza per stanza, ma bisogna tenere presente che la risposta non sarà repentina. È una tipologia di impianti che non andrebbero mai spenti in realtà, ma solo attenuati nel caso ci si allontani da casa per un breve lasso di tempo.
“Per sfruttare in pieno i vantaggi di questa tecnologia, è molto importante il dialogo con l’azienda produttrice dei pannelli, l’impresa edile e l’installatore perché ogni variabile può diventare un problema, come ad esempio la modifica in corso d’opera della tipologia di pavimento.
“Se si utilizza il radiante a pavimento è necessario prevedere in affiancamento un sistema di deumidificazione per evitare la formazione di condensa e di muffe. Per effettuare questa integrazione si può procedere a ribassare il soffitto del corridoio, per esempio, per installare il dispositivo di deumidificazione. Da tener presente che si potrebbe sentire il rumore del compressore del deumidifcatore quando entra in funzione.
“Merita un cenno, infine, la versione a soffitto dei pannelli radianti. In questo caso sono necessari accorgimenti di posa particolari, per evitare difetti di connessione o strappi. In effetti, un rischio reale da non sottovalutare negli impianti a soffitto è lo sfilamento della connessione tra un pannello e l’altro, con il risultato di avere perdite d’acqua dal soffitto. Per questa tipologia, che comunque è valida, ci vuole molta cautela e know-how nella fase di posa e di collegamento”.
TRAVI FREDDE
“È una tecnologia di derivazione nord europea – fa presente l’ing. Antonio De Marco – Le travi fredde le ho studiate, me ne sono occupato, ma a mio avviso ritengo che abbiamo applicazioni limitate nella nostra area geografica. Per definizione devono andare sempre a pieno regime e hanno esigenze di alimentazione dell’aria molto stringenti per raggiungere l’effetto induzione. Inoltre, la gestione presenta una certa complessità dal punto di vista idraulico e alcune problematiche. Si prestano per lo più a edifici come ospedali, dove nello specifico hanno senso in quanto lavorano a pieno regime costante, ma non le vedo adatte a uffici e alberghi, dove la necessita di avere una modulazione flessibile della temperatura nei vari ambienti le rende poco funzionali.
“Come dicevo prima, sono tecnologie progettate nel nord Europa che trovano applicazioni specifiche nei paesi dell’area mediterranea, anche perché non offrono grande versatilità nella regolazione. Tuttavia, c’è stato un periodo in cui sia architetti che studi di progettazione si sono avvicinati a questi sistemi e in effetti sono state effettuate diverse realizzazioni.
“Due parole, infine, sull’installazione che richiede una calibrazione molto attenta per evitare rumori e in particolare la generazione di “fischi” emessi da getti d’aria. Hanno trovato impiego in alcune strutture particolari, come appunto gli ospedali, anche grazie al fatto che sono in grado di generare una buona qualità di comfort; inoltre, dal punto di vista estetico sono poco invasive e dunque sono una presenza discreta”.
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