Normativa

Norma UNI EN 378: un supporto per i tecnici della climatizzazione

È uscita la traduzione italiana della norma UNI EN 378 “sistemi di refrigerazione e pompe di calore – requisiti di sicurezza e ambientali”, un documento importante e utile per apprendere le caratteristiche operative di attività di installazione e manutenzione effettuate in sicurezza.

La nuova norma UNI EN 378 è una tappa importante nel percorso che vede impegnati gli addetti ai lavori a portare l’attenzione (e la buona pratica) alla sicurezza in un momento in cui si sta passando dai gas refrigeranti inerti a quelli infiammabili o leggermente infiammabili. Ne parliamo con Gualtiero Fiorina, Responsabile CNA Lombardia Installazione Impianti che lancia un messaggio interessante sull’uso smart della norma e della sua conoscenza.

“Qualsiasi norma tecnica ha o dovrebbe avere, tanto nelle intenzioni di chi la scrive, quanto in quelle di chi la legge, lo scopo di aiutare a svolgere un’attività in maniera da generare la più corretta esecuzione della stessa a fini di performance e sicurezza”, afferma Gualtiero Fiorina. “Questo è il punto fondamentale che sta alla base di qualsiasi considerazione sull’argomento, ma la traduzione italiana della UNI EN 378 è l’occasione per ragionare ancor più a fondo dell’opportunità di affrontare il cambiamento tecnologico in corso con un supporto sostanziale di aiuto per i tecnici che trattano la climatizzazione e il mondo delle pompe di calore”.

Gualtiero Fiorina è da sempre molto attento al valore pratico della norma tecnica, consapevole delle esperienze positive costituite dalle norme tecniche di altri settori tra le quali per esempio la UNI 7129 – 2015 sugli impianti a gas e dalla UNI 10683 – 2022 su generatori di calore alimentati a legna o altri biocombustibili.

“Il documento che esce da questi gruppi di studio – precisa Fiorina – è uno strumento di lavoro importante, non una legge da adempiere, l’ennesima, ma una sorta di guida che fornisce indicazioni per un pratico utilizzo nell’attività sul campo, soprattutto quando sono in gioco fattori che minacciano tanto l’incolumità del tecnico quanto la valutazione del rischio necessaria per un utilizzo in sicurezza dell’impianto”.

C’è soddisfazione da parte vostra per il documento che tratta la UNI EN 378?

“Soddisfazione evidente perché la possibilità di avere una norma in lingua italiana garantisce un più semplice accesso rendendo più fruibile il documento  a una platea di installatori e manutentori che in questi ultimi anni si sta fortemente ampliando sulla base delle scelte di politica energetica europee: non dimentichiamo che stiamo parlando di un pubblico che fa prevalentemente affidamento sull’esperienza professionale e che trova la sua principale fonte di aggiornamento nei corsi proposti dalle aziende e dalle associazioni del settore. Un documento “laico” e metodologicamente rigoroso che dia linee di condotta a prescindere dal marchio della macchina installata o manutenuta è di grande aiuto.”

È in questo quadro che si è inserito anche il lavoro della guida pubblicata la scorsa primavera?

“Il documento nato dal lavoro di CNA Installazione Impianti, Assoclima e Assofrigoristi precedeva la pubblicazione italiana della norma, ma in qualche modo la auspicava (ne eravamo al corrente e la attendevamo): abbiamo voluto stimolare la platea degli installatori a prendere coscienza che la nuova generazione di macchine, dai più semplici split alle pompe di calore, implica problematiche da conoscere e metodologie per affrontarle che sono indicate nella norma e che quindi sono da conoscere”.

La guida è un documento che sostituisce la norma UNI EN 378?

“Assolutamente no, la norma UNI EN 378 va conosciuta, ma il fatto di collegare la norma in maniera ancor più esplicita alla Dichiarazione di Conformità, punto chiave del documento pubblicato in primavera, è proprio un invito a usare al meglio la norma per ottenere una serenità tecnica e operativa che va considerata come un requisito importante nell’epoca in cui passiamo da gas refrigeranti inerti a gas refrigeranti lievemente o altamente infiammabili.”

Quindi norma UNI EN 378 e guida collaborano a questa crescita di consapevolezza.

“La guida che abbiamo prodotto è per certi versi un invito a conoscere la norma e ad usarla concretamente, un invito che comporta la conoscenza della stessa e quindi il suo ingresso nella “cassetta degli attrezzi immateriali” del tecnico. Certo, abbiamo livelli di complessità crescenti che vanno dal semplice monosplit agli impianti a servizio di interi edifici, per cui ci sono situazioni in cui le informazioni utili nella norma sono poche e semplici, ma precise e quindi devono essere note a contesti che determinano la necessità di avere ben chiari i passaggi metodologici per effettuare una corretta valutazione del rischio e una conseguente attività di installazione e manutenzione in sicurezza”.

Quali sono gli ostacoli che oggi frenano l’uso di questo strumento?

“La norma qualche volta – e nel caso della UNI EN 378 questo risulta piuttosto evidente – non fornisce indicazioni precise e magari risponde più alle problematiche legate al progetto che alla installazione di un impianto, creando difficoltà di applicazione in alcuni passaggi con l’esito di rendere più complesso l’uso pratico, quotidiano. È un limite che può essere superato con la formazione, con la produzione di manuali e strumenti pratici di utilizzo come la guida prodotta questa primavera, ma forse è un punto che dovrebbe essere preso in considerazione già a monte, nel momento della scrittura del testo. Non dimentichiamo mai comunque che per integrare rispetto ai dubbi di metodo, strumento fondamentale è il libretto d’uso del fabbricante dell’apparecchio”.

In effetti è importante il tema dell’applicabilità delle indicazioni.

“E che chiama in causa il mondo associazionistico, che deve impegnarsi per incidere ancor più concretamente e fattivamente nella stesura di questi documenti, per renderli davvero necessari in quella cassetta degli attrezzi immateriali che abbiamo appena descritto. È compito nostro interloquire ancor più positivamente con chi, lato ricerca scientifica, tecnica e applicativa e provenendo dall’Università o dall’impresa, propone una terminologia e una logica che si discosta dalla pratica. Questo per evitare che la norma nasca e si sviluppi a una distanza dall’operatività tale da renderla difficile da applicare. In buona sostanza si tratta di supportare chi la scrive: la norma UNI EN 378 è utile e importante, deve nascere da un lavoro di team che la trasformi in qualcosa di necessario come la strumentazione hardware per effettuare il lavoro e avere una snellezza che la fa diventare quasi un “mai più senza”, ma perché questo succeda serve un dialogo più fitto e intenso fra chi pensa la norma e chi la usa, appunto il mondo delle associazioni che rappresentano i tecnici sul campo”.

Un altro ostacolo è quello del costo complessivo di apprendimento e applicazione della norma UNI EN 378.

“Un costo che parte dal prezzo della norma: se lo scopo è la sua massima diffusione i prezzi in essere non sono particolarmente coerenti con questo obiettivo. È difficile pensare che una piccola azienda a cavallo fra l’impresa individuale e l’attività artigianale investa acquistando il testo, impegnando il tempo per leggere volumi complessi, approfondendo con consulenti i punti non chiari o più delicati. È un fattore competitivo sicuramente importantissimo, ma che fino a determinati livelli di complessità di impianto non trova remunerazione nell’attività quotidiana”.

E che cosa è possibile fare per ovviare a questo problema?

“Da un lato le associazioni hanno stipulato convenzioni con gli enti normatori (UNI e CEI) per offrire le norme a un prezzo più basso. D’altro canto è necessario continuare con le attività di informazione, formazione e sviluppo di tutti gli strumenti che stiamo mettendo in campo, a partire dalla guida di questa primavera. Il primo passo è di far sapere dell’esistenza della norma, della sua disponibilità in lingua italiana (fattore – ribadiamo – fondamentale per la sua diffusione) dell’articolazione dei contenuti e della loro importanza per l’attività e per l’esecuzione della stessa ai sensi della legge. Segue la necessità di predisporre moduli formativi rapportati alla complessità impiantistica che i tecnici affrontano, perché come ogni metodo di lavoro anche quello proposto dalla norma UNI EN 378 impegna maggiormente nella misura in cui cresce l’articolazione tecnica e dimensionale dell’apparecchiatura installata e manutenuta”.

La formazione sulla UNI EN 378.

“Formazione che dia rilievo al valore dei contenuti della norma, che non la banalizzi a legge da adempiere, ma che ne metta in risalto la valenza tecnica per ottenere sicurezza e tutela anche del cliente. La norma tecnica e la UNI EN 378 in particolare deve essere vissuta come un supporto per migliorare la qualità della prestazione professionale e per questo chi forma sull’argomento deve puntare a mettere a fuoco e a trasmettere questo valore operativo, questa utilità pratica. Se il lessico utilizzato nel testo risulta impegnativo, il formatore deve essere capace di tradurlo in modo da rendere massimamente efficace l’uso dello “strumento 378”.