L’Università di Padova ha conferito all’imprenditore veronese Silvano Pedrollo la Laurea magistrale ad honorem in Ingegneria dell’innovazione del prodotto, su proposta del Dipartimento di Tecnica e Gestione dei Sistemi Industriali approvata dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Silvano Pedrollo ha fondato oltre 40 anni fa la Pedrollo spa, una delle principali industrie meccaniche del Triveneto specializzata nella produzione di elettropompe per uso agricolo, civile e industriale.
“Pedrollo è noto per la sua attività imprenditoriale” – spiega il rettore dell’Università di Padova, Giuseppe Zaccaria, commentando la scelta – “ed è in possesso di un elevato profilo scientifico-tecnologico, come titolare di più di 150 brevetti industriali nazionali e internazionali nel settore. Risulta quindi perfettamente in linea con gli obiettivi formativi del corso di laurea in Ingegneria dell’innovazione del prodotto”.
Il gruppo Pedrollo progetta e produce interamente in Italia, negli stabilimenti di S. Bonifacio, oltre due milioni di elettropompe che vengono esportate per il 90% in 160 Paesi del mondo, dove sono considerate uno standard per qualità, affidabilità e soluzioni tecniche avanzate.
L’innovazione, come spiega Silvano Pedrollo nella sua lectio magistralis, fa parte del dna dell’azienda fin dalla nascita: non riguarda solo la tecnologia, ma abbraccia tutto l’ambiente aziendale, dalla formazione all’automazione, dalla logistica alla commercializzazione.
Prodotti avanzati e solidi, ma alla portata anche delle economie più povere dei Paesi in via di sviluppo; come il Progetto Acqua, che ha consentito la realizzazione di 1200 pozzi in Africa che soddisfano il fabbisogno idrico di più di due milioni di persone, perché secondo l’azienda veronese non vi è crescita senza condivisione delle risorse.
“I veri fattori di crescita, sia per il sistema economico che per la società, sono l’innovazione e il senso di responsabilità – ha commentato Silvano Pedrollo . L’innovazione non è un problema soltanto degli imprenditori e delle aziende: deve riguardare anche politica e istituzioni, società civile e comunità locali, scuola e Università. Non bisogna cambiare il mondo, ma cambiare noi stessi, le aziende e il modo di produrre, per mettere la tecnologia al servizio dello sviluppo e poter guardare al futuro senza averne timore”.
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