Un tema che potrebbe essere divisivo come REPowerEU ha trovato Assotermica e Assoclima pronti a ragionare insieme, come l’obbiettivo di offrire agli interlocutori politici un’opinione di Confindustria unita, chiara e definita. In questo modo evitiamo di dare l’impressione che ognuno si sia limitato a curare i propri interessi, al contrario abbiamo ragionato negli interessi dell’intera filiera italiana.
Un primo aspetto positivo è che il piano previsto da REPowerEU pone gli impianti di climatizzazione al centro dell’attenzione, dando una grandissima importanza agli impianti di riscaldamento, rafrescamento e ACS nel raggiungimento degli obbiettivi di decarbonizzazione, risparmio energetico e tutela delle risorse ambientali. Abbiamo visto che per determinati argomenti, come ad esempio l’idrogeno, finora si è sempre ragionato in ambito di grande industria. Il fatto di avere esplicitamente citato l’idrogeno come parte integrante del processo di decarbonizzazione nel settore degli impianti climatici civili ritengo che sia già di per se un traguardo fondamentale. La mia opinione è che si siano finalmente abbandonati certi schemi e preconcetti per arrivare ad un approccio complessivamente più pragmatico. Il mio giudizio generale è quindi positivo, gli obiettivi sono giusti e alcuni aspetti sono già molto ben strutturati, rimane da lavorare approfonditamente per stilare in parole tutti i concetti definitivi, liberandosi dagli ultimi dogmi ideologici del settore e abbracciare una linea comune che sia risolutiva. L’approccio pragmatico che noi sosteniamo da sempre è quindi multi energetico e multi tecnologico.
Tempistica dei provvedimenti.
Alberto Montanini: La tempistica è al momento a discrezione di ogni singolo stato membro, come espressamente citato nel documento. In Italia per il momento siamo in una fase di riorganizzazione ministeriale, in cui il passaggio di competenze dal MISE al MITE non è ancora entrato in una fase operativa. Per questo temo che ci saranno un pò di ritardi ma prevedo comunque che ciò avverrà entro l’anno prossimo, con l’entrata in scena dei primi provvedimenti prevista auspicabilmente per il 2023.
La reazione di Immergas.
Alberto Montanini: Abbiamo reagito facendo ancora più squadra. Una delle cose più difficili in un’azienda è far dialogare in modo costruttivo i reparti commerciale, pre-vendita, post-vendita, ricerca e sviluppo, marketing strategico e normativo. In quest’ottica la nostra reazione è stata creare un sistema aziendale trasversale, multidisciplinare, che esca dalla vecchia logica di reparto, in cui c’è qualcuno che pensa a un prodotto, poi passa l’idea a un altro che lo sviluppa, che poi passa l’idea a un altro che lo ingegnerizza, e un altro ancora lo vende. Una volta si faceva così, ma adesso bisogna per forza di cose fare in modo anche anche il servizio di assistenza che farà la manutenzione entri nel processo decisionale fin dalla prima riunione in cui si parla di un nuovo prodotto.
Situazione caldaie a gas.
Alberto Montanini: Credo che la questione di fondo sia che in Europa il gas viene principalmente importato, cosa che avviene in ogni stato membro per diversi motivi. Quindi la guerra in atto non ha fatto che inasprire questa questione, scoprendo in definitiva un problema che si era sempre tenuto un pò in ombra, ovvero che l’Europa non si è mai dotata di politiche legate allo sfruttamento del proprio gas, all approvigionamento da più fonti, allo stoccaggio. Alcuni stati membri importanti dal punto di vista del gas naturale non hanno un sufficiente sistema di stoccaggio, mentre in Italia fortunatamente c’è, però è ancora da mettere a punto.
Adesso si parla di caldaie a gas che sembrano addirittura messe al bando, ma ritengo che sia sbagliato parlarne in questi termini. Innanzitutto non è scritto così nel piano, in cui si parla invece di caldaie a gas “stand-alone”, quindi intese come componenti uniche ed esclusive dell’impianto termico. Questo significa che sono invece escluse dal provvedimento le caldaie a gas inserite in un contesto di sistema ibrido, che si interfacciano quindi con altri generatori energetici combinandone il funzionamento in un’ottica di efficienza complessiva dell’impianto. Le caldaie che funzionano a biometano, idrogeno verde, bio-GPL, non devono per forza di cose essere considerate macchine a gas fossile, perché le apparecchiature non sono di per sè “fossili” o “rinnovabili”, ma lo sono i combustibili che essi impiegano per svolgere la loro funzione. Quindi non è una questione di prodotti, ma di come vengono alimentati.
Margini di miglioramento tecnologico sulle caldaie a gas.
Alberto Montanini: Negli ultimi anni stiamo investendo sulle caldaie seguendo diversi aspetti, come ad esempio gas puliti e rinnovabili tipo l’idrogeno. Sulle caldaie a gas stiamo investendo anche sotto l’aspetto dello scambio dei dati, quindi intelligenza artificiale a “big data”. L’idea è quella di arrivare a fornire un sistema ibrido connesso alla rete, che può avvalersi in tempo reale delle informazioni relative alle condizioni meteorologiche e dei costi energetici. Non è più quindi un problema di innovazione nell’hardware, di sviluppo meccanico dell’apparecchio, ma soprattutto di programmazione e implementazione software. Importante è che la parte “intelligente” sia connessa e sappia dialogare con le informazioni utili provenienti dall’esterno. Alla luce di queste prospettive molto interessanti e tecnologicamente efficaci, sarebbe davvero un peccato interrompere il processo di immissione sul mercato di prodotti realmente puliti ed altamente innovativi.
Sistemi ibridi.
Alberto Montanini: Parallelamente abbiamo investito nello sviluppo della caldaia a gas come sotto-unità a combustione di un sistema ibrido. A livello europeo l’Italia, l’Olanda e in parte anche la Germania stanno promuovendo l’installazione dei sistemi ibridi di ultima generazione, altri invece si stanno dichiarando a favore della cosiddetta “ibridizzazione” dell’esistente. A mio parere non c’è nulla di più sbagliato perché questo vuole dire aggiungere un apparecchio a macchine già obsolete, che avranno bisogno di sempre più manutenzione senza fornire un reale contributo in termini di efficienza e risparmio dei consumi. La soluzione più giusta è quindi sostituire l’obsoleto con sistemi ibridi “factory made”, quindi sistemi integrati finiti, non prodotti singoli da incastrare in impianti esistenti. La differenza è che in un sistema ibrido evoluto e intelligente le due sotto-unità, una a gas pulito e l’altra elettrica, sono pensate per dialogare ed interagire in maniera da ottimizzare contemporaneamente consumi e prestazioni. Questo si può ottenere solamente con sistemi integrati progettati e realizzati da un unico produttore.
La crisi delle materie prime.
Alberto Montanini: La situazione critica legata alla carenza di materie prime e al loro approvvigionamento sta impattando male su tutti i settori, compreso ovviamente il nostro. La mancanza di microchip soprattutto, e la mancanza di componentistica in generale si fanno sentire in modo pesante, fino a dover cercare canali di fornitura alternativi. Solo per fare un esempio, abbiamo visto che con il lockdown si è bloccato il porto di Shangai, che da solo ha una movimentazione di merci immensa, addirittura inimmaginabile. Se pensiamo che ci sono state centinaia di navi, con decine di migliaia di container ognuna, ferme dento a un porto, e quante altre realtà altrettanto importanti nella catena distributiva e logistica si sono dovute fermare, capiamo perché oggi non si trovano certe materie prime. Questo sistema purtroppo sta tenendo ferme tante aziende nella realizzazione degli ordini, che faticano a fare fronte alle richieste di mercato. Certe scadenze previste per gli ecoincentivi, come ad esempio quella del Superbonus, fissata a fine anno per le unità immobiliari autonome, risultano oggi molto poco efficaci in ottica di un reale ammodernamento del parco macchine installato nel nostro paese.
Agevolazioni fiscali.
Alberto Montanini: Assotermica ha più volte proposto un testo unico di incentivi che prevede l’unificazione di Superbonus, Ecobonus, Bonus Casa, in una modulazione dell’incentivo concepita sulla base degli obbiettivi di riqualificazione energetica realmente raggiunti. Per noi sarebbe opportuno prevedere due o tre aliquote, con una percentuale massima fissata intorno all’80%, in modo da offrire maggiore chiarezza e stabilità a questo provvedimento. La cosa peggiore è dover sempre rincorrere scadenze che dovrebbero poi essere prorogate perché le aziende sono in affanno. In questo momento ad esempio non si trovano i ponteggi per fare i cappotti agli edifici, e non si trovano nemmeno le risorse qualificate necessarie alle imprese, oltre che i componenti. È fondamentale oggi poter arrivare a un sistema di incentivazione stabile nel tempo, chiaro ed efficace, se il 110% è evidentemente troppo oneroso per durare nel tempo a maggior ragione è bene ripensare gli incentivi in modo più sostenibile e duraturo nel tempo.
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