Intervista a Paolo Masetti: filiera ITS e clima al servizio della crescita del settore

Con Paolo Masetti, managing director di Zehnder, una breve ma intensa conversazione a tutto tondo su importanti aspetti tecnici e di mercato che caratterizzano questo particolare momento del settore impiantistico. I problemi ci sono, ma abbiamo tutti i mezzi per risolverli con efficacia.

Gli impianti sono da una parte sempre più complessi e “ibridati” da una parte, dall’altra c’è una certa tendenza alla semplificazione per agevolare progettazione e installazione. In questo contesto, che tipo di formazione tecnica è necessaria? È ancora utile la formazione di base, anche senza arrivare ai principi della termodinamica?

Paolo Masetti: La progettazione ha prima vissuto l’arrivo di software potenti e precisi per svolgere meglio il proprio lavoro. Oggi leggo di come il mondo dei professionisti dubiti di dover cedere il passo all’Intelligenza Artificiale in grado di sostituirsi ad un buon progettista. Non riesco ad immaginare un robot in grado di sostituire un bravo installatore e non voglio pensare che la AI possa progettare meglio di un bravo ingegnere o architetto. E per essere un bravo ingegnere o architetto, come per un bravo idraulico, la formazione di base è ancora fondamentale.

Gli ultimi anni sono stati connotati da avvenimenti quali pandemia, super bonus, eventi climatici estremi che hanno impattato fortemente sul nostro settore. Come ne siamo usciti, se ne siamo usciti, e come si prefigura l’andamento dei prossimi mesi?

È vero, gli ultimi anni sono stati tutti particolarmente impattati da fattori esterni. Paradossalmente, quello che è stato più determinante è stato lo schema di superbonus, che, seppur condivisibile come principio, si è rivelato devastante nel creare picchi di domanda seguiti da bruschi rallentamenti. Se devo dire quale può essere stato un anno a cui fare riferimento per la costruzione di un’analisi storica di tendenza, mi viene in mente il 2019 come ultimo anno “normale”. Direi che non ne siamo ancora usciti e aggiungerei anche che probabilmente alcune tipologie di prodotti rischiano di non sopravvivere allo stop del superbonus. Penso per esempio, al settore dei sistemi ibridi caldaia/pompa di calore, che personalmente ritengo tecnicamente validissimi almeno in determinate condizioni climatiche. In genere tutti i prodotti di più alta fascia di prezzo (e caratteristiche tecniche) che erano stati finalmente riconosciuti dal durante il periodo superbonus sono stati poi fortemente penalizzati. Gli eventi climatici estremi e la chiara tendenza che questi picchi contribuiscono a disegnare, debbono indicare invece la necessità di un’evoluzione. Non penso solo alla decarbonizzazione, quanto piuttosto a un’accelerazione dell’adeguamento dell’edificio, nuovo e ristrutturato, alle prossime condizioni climatiche. E gli impianti insieme all’edificio stesso.

Quali possono essere i nuovi ruoli dei protagonisti della filiera? produttori, progettisti, installatori, distributori…

Non vedo nuovi ruoli, vedo piuttosto la necessità di focus su compiti sempre più pressanti. La continua, necessaria, qualificazione dell’offerta non deve subire il ritorno a “scorciatoie” di minor valenza tecnica, solo per il minor costo. Magari approfittando di qualche lacuna normativa che non permetta di apprezzare le differenze fra una soluzione e l’altra. L’involucro edilizio e l’impianto creano il comfort e la qualità abitativa per decine di anni. Gli utenti finali sono magari pronti a spendere per gadget elettronici ma non per le schermature solari, tanto per fare un triste esempio. Tutti gli attori del mercato devono contribuire alla crescita culturale del consumatore.

Integrazione edificio – impianti – ambiente – clima: aspetti complessi, con molte variabili. Come è possibile gestirli con efficacia e sicurezza?

Abbiamo tutti i mezzi per farlo, elettronici e non. Il nostro settore spazia dalla semplicità di una valvola termostatica per radiatore alla più raffinata regolazione elettronica. Dosare il tutto, con competenza e intelligenza, è la chiave del comfort e dell’efficienza, non dimenticando mai né la sicurezza né la semplicità di uso (da parte di una popolazione sempre più anziana).

Il “green” entusiasma il mercato?

Piano piano. Siamo stati una delle primissime aziende in Europa a presentare il proprio bilancio di sostenibilità quando nessun cliente sapeva cosa fosse. Ma attenzione alla demagogia green, non fondata su dati reali, completi e oggettivi. L’esperienza, o forse la mancata esperienza, delle auto elettriche ci deve mettere in guardia.

Qual è l’approccio di Zehnder ai temi che abbiamo trattato?

Abbiamo una storia aziendale lunga più di 125 anni, una storia che ci conferisce la responsabilità di guidare i nostri clienti e i nostri partner progettisti e installatori nella giusta direzione. Ciò significa informazione, formazione, condivisione di una visione impiantistica di lungo termine unitamente al coraggio di non proporre prodotti banali, ma che invece rispondano a una giusta scelta tecnologica. Un atteggiamento comunque pioneristico che ci porta a proporre quanto il mercato magari ancora non conosce e non apprezza abbastanza, certi che, prima o poi, diverrà lo standard e lo stato dell’arte.

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