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Industria meccanica: nel 2023 si fermano occupazione e produzione

Nell’industria meccanica italiana occupazione ferma e calo della produzione nel 2023. Sui dati pesano instabilità economica e questioni geopolitiche. Il presidente di Anima Confindustria Marco Nocivelli: «Per la prima volta ci troviamo di fronte a un’inversione di tendenza che sta mettendo a rischio un settore fondamentale per l’economia italiana, che rappresenta 222.000 posti di lavoro»

L’industria meccanica italiana ha chiuso il 2023 con un calo della produzione del -1% rispetto al 2022 e una stagnazione dell’occupazione. Nella relazione annuale elaborata dall’Ufficio Studi di Anima Confindustria, il comparto rappresentato dalla federazione raggiunga a fine anno una produzione di 55.541 milioni di euro rispetto ai 56 miliardi del 2022, con la quota export/fatturato che si avvicina al 60% anche se in calo rispetto al 2022 dello 0,2%. Gli investimenti nel 2023 non sono decollati mantenendosi stabili a 1,2 miliardi, così come il numero di addetti: circa 222mila. Crollata la produzione di impianti, macchine e prodotti per l’edilizia -3,7%, così come la produzione di attrezzature e impianti petroliferi -1,8%, settore in cui crolla anche l’esportazione -2,2%.

Le previsioni riflettono le complessità dello scenario macroeconomico con cui l’industria italiana ha dovuto confrontarsi negli ultimi dodici mesi, un contesto dominato su tutto da una straordinaria incertezza. «A esclusione del crollo eccezionale dovuto alla crisi pandemica del 2020, l’industria meccanica è un settore che ha sempre mantenuto un trend di crescita, riuscendo a restare forte nonostante le difficoltà degli ultimi anni» ha esordito il presidente di Anima Confindustria, Marco Nocivelli. «Per la prima volta, ora ci troviamo di fronte a un’inversione di tendenza, che sta mettendo a rischio un settore fondamentale per l’economia italiana, che rappresenta 222.000 posti di lavoro».

Il settore merceologico più colpito nel 2023 rimane quello degli impianti, macchine e prodotti per l’edilizia che vede un calo della produzione del -3,7%, un calo delle esportazioni dell’1,9% e una stagnazione dell’occupazione. Il fenomeno è da ricondurre a tre eventi globali difficilmente prevedibili e dall’impatto dirompente: la pandemia di Covid-19, il conflitto russo-ucraino e la recente svolta nel conflitto israelo-palestinese, tre eventi che hanno causato grande instabilità economica e geopolitica, ingenerando effetti sia nel breve che nel lungo periodo.

Le tensioni geopolitiche in paesi esportatori di materie prime e l’attuale conflitto israelo-palestinese innalzano nuovamente il rischio di un aumento dei prezzi delle materie prime. Inoltre, le fluttuazioni economiche eccezionali degli ultimi tre anni comportano inflazione e incertezza accompagnata da crescita altalenante, oltre a effetti persistenti dovuti a fenomeni nazionali e globali, quali il reshoring/friendshoring e il ripensamento delle catene del valore globali. In aggiunta, l’attuale irrigidimento delle condizioni finanziarie nei principali paesi avanzati in risposta all’elevata inflazione ha fatto riemergere delle instabilità del sistema finanziario.

Industria meccanica: le previsioni di Anima Confindustria

L’Ufficio Studi di Anima Confindustria ha elaborato, in collaborazione con il prof. Daniele Siena del Politecnico di Milano, un nuovo modello previsionale in grado di analizzare ed elaborare i dati di mercato relativi al comparto manifatturiero e costruire previsioni sempre più accurate, includendo le principali variabili macroeconomiche partendo dai valori espressi dalle aziende del settore.

Il modello previsionale si concentra su sei variabili macroeconomiche fondamentali a frequenza annuale: disoccupazione, occupazione, deflattore del PIL, tasso di inflazione, PIL e produzione totale. L’insieme di queste variabili permette una visione completa della componente sia nominale che reale dell’economia e permette di stimare l’andamento macroeconomico.

Le previsioni vengono effettuate attraverso la stima di un modello econometrico sviluppato nel 2022 da due economisti della Banca Centrale Europea e della Northwestern University. Si tratta di un modello autoregressivo vettoriale (VAR – Vector Autoregressive) con varianza variabile al fine di analizzare serie storiche caratterizzate da grandi incrementi di volatilità. Questo approccio consente al modello di catturare la dinamica della transizione da stati normali a stati di crisi, il che è un aspetto chiave quando si hanno all’interno della serie storica eventi eccezionali come la pandemia del 2020.

Le previsioni elaborate tramite il modello indicano una leggera contrazione della produzione totale delle imprese legate al settore della componentistica meccanica (Anima Confindustria) nel 2023 per il forte aumentare dei tassi di interesse e il rischio di salita del prezzo delle materie prime, per poi riprendersi nel 2024 e superare i livelli pre-pandemici. I prezzi al consumo sono destinati a scendere, grazie anche alla politica monetaria restrittiva della Banca Centrale Europea nel 2023, per poi rialzarsi e stabilizzarsi intorno al 2,4% nel 2024. Il modello stima un possibile rimbalzo dell’inflazione nel 2024 per via del forte rischio di aumento dei prezzi dell’energia causato dal contesto geopolitico.