La scelta del governo di ridurre la cessione del credito d’imposta a una sola volta ha generato una forte reazione da parte delle associazioni di settore, contrarie al provvedimento. In particolare, i settori legati all’impiantistica ritengono che in questo modo si metta a rischio il lavoro delle imprese che agiscono correttamente. La stretta sullo sconto in fattura e la cessione del credito contenuta nell’articolo 28 del DL Sostegni Ter affronta un problema, quello delle frodi legate alla cessione del credito, penalizzando però la stragrande maggioranza delle imprese che lavorano secondo le regole e vogliono pianificare le loro attività su basi certe.
Il provvedimento del governo che riduce la possibilità di cedere il credito d’imposta a un solo passaggio, inizialmente pensato per contrastare comportamenti truffaldini di relativamente pochi, sembra in realtà essere penalizzante anche per i molti che agiscono correttamente seguendo le regolari procedure. Alla base della stretta sulla cessione del credito prevista dal Decreto Sostegni Ter, c’è l’intenzione di contrastare la crescita di pratiche illegali di richiesta del Superbonus, dando man forte all’allarmismo creato dall’Agenzia delle Entrate. Che la cura sia peggiore della malattia sono però in tanti a dirlo.
Stiamo infatti assistendo a una levata di scudi delle associazioni di categoria contro la scelta del governo di ridurre gli spazi di illegalità nel settore degli incentivi fiscali con una scelta, la riduzione della cedibilità del credito d’imposta ad una sola effettuazione. Il mondo dell’impiantistica ha fatto addirittura posizione comune, generando una sensazione di compattezza che ci si auspica possa protrarsi anche oltre questa specifica situazione, ribadendo a chiare lettere che il rimedio scelto per contenere il rischio di pratiche illecite mette a rischio il lavoro delle aziende che agiscono correttamente. Si ritiene doveroso riportare il comunicato quasi integralmente perché in queste parole ci sono concetti condivisibili e non banali. L’attenzione viene posta su tre argomenti: transizione ecologica, primato tecnologico e qualità professionale.
Le Associazioni della filiera termoidraulica, dalla fabbricazione e distribuzione alla progettazione fino alla costruzione e installazione di impianti (AiCarr, Angaisa, Assistal, Assoclima, Assotermica, CNA Installazione Impianti, Confartigianato Impianti) rivendicano con orgoglio l’appartenenza a uno dei comparti con le più alte potenzialità ai fini del raggiungimento degli obiettivi della transizione ecologica e che sta contribuendo in maniera sostanziale alla crescita economica del paese, ma reclamano maggior stabilità soprattutto in un ambito nel quale, negli ultimi mesi, sono state ripetutamente modificate le regole intervenendo talvolta anche sui contratti in essere.
Frodi su Superbonus e richieste di sconto in fattura
La stretta sullo sconto in fattura e la cessione del credito contenuta nell’articolo 28 del Dl Sostegni Ter è solo l’ultimo e più lampante esempio di come si cerchi di affrontare un problema, quello delle frodi legate al meccanismo della cessione dei crediti, penalizzando la stragrande maggioranza delle imprese che lavorano seriamente e cercano di pianificare le loro attività su basi certe.
“Chiediamo con forza che quanto previsto dall’articolo 28 possa essere corretto al più presto. Sappiamo che potranno esservi modifiche nel corso dell’esame in Parlamento per la conversione in legge, ma abbiamo bisogno di certezze fin da subito perché l’impatto negativo lungo tutta la filiera è reale e si sta già facendo sentire – hanno dichiarato i portavoce delle associazioni della filiera – È indubbio che tutto ciò introduca incertezze tra gli operatori e blocchi un mercato che ha invece bisogno di chiarezza e semplificazioni, basti pensare che ancor prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del testo, molte imprese si sono viste rinegoziare le condizioni finanziarie inizialmente pattuite per la cessione del credito accusando notevoli perdite.
“Come ampiamente riconosciuto siamo nella ‘decade decisiva’ per contenere l’aumento della temperatura globale e abbattere le emissioni di CO2 e dobbiamo prioritariamente cercare di accelerare il tasso di riqualificazione impiantistica ed efficientamento energetico del parco immobiliare italiano, ancora oggi molto datato. Oggi sappiamo infatti che il problema non è l’offerta tecnologica, ampia ed eterogenea e vero punto di forza di tutta la nostra filiera, che l’Europa ci invidia, ma la consapevolezza da parte dell’utente finale di poter avere un ruolo nella sfida della transizione ecologica e di poterlo esercitare con strumenti di supporto semplici, tangibili e immediati.
Cessione del credito, ma non solo: la filiera dell’impiantistica deve saper fare sistema
“È necessario fare maggiormente sistema tra chi opera lungo tutta la catena del valore e chi stabilisce le regole del settore perché, ancor più in un momento così delicato, i risultati si raggiungono solamente con una vera unità d’intenti. Al contrario il rischio è di introdurre interventi come quelli dell’articolo 28, che sono molto lontani dagli obiettivi auspicati.
“Per questo – concludono le associazioni della categoria – la filiera si mette a completa disposizione delle istituzioni non solo per quanto riguarda gli incentivi, ma per tutta la complessa partita della transizione energetica”.
La posizione delle associazioni delsettore impiantistico trova risalto anche nel mondo dell’edilizia, il contesto quadro in cui si inserisce il lavoro dei nostri lettori. Particolarmente aspra è la posizione di Finco, che afferma con estrema chiarezza che “Quanto previsto in termini di divieto di ulteriore cessione del credito dall’ articolo 26 del Decreto Sostegni Ter è controproducente e potenziale terreno di coltura per un’importante serie di contenziosi, oltre ad essere iniquo sotto il profilo della retroattività nei confronti di contribuenti ed imprese.”
“Ma se siamo giunti a questo punto – prosegue Carla Tomasi, presidente Finco, – è anche perché non vi è una barriera sufficiente – anche da un punto di vista culturale oltre che di inadeguatezza dei controlli – all’ingresso sul mercato di una serie di soggetti che lo inquinano: dopolavoristi e operatori in nero; imprese aventi tutt’altra competenza; general contractor senza un minimo di capacità finanziaria; scatole vuote senza dipendenti; nuove imprese create ad hoc (a questo proposito Agenzia delle Entrate ha tutti i dati per intervenire prima e non dopo, dedicando una percentuale un po’ più alta dei suoi oltre 30mila dipendenti sul tema in questione)”.
Rivedere le regole della qualificazione degli operatori
Un atto d’accusa in piena regola, che però disegna opportunamente anche un tracciato virtuoso per uscire da questo stallo. Oltre a constatare infatti che “questa misura, porta all’irrigidimento degli istituti bancari e finanziari e costituisce un sicuro vulnus alla ripresa economica che i bonus stavano contribuendo fortemente a conseguire” Tomasi constata che “sotto il profilo dell’adeguatezza degli operatori economici, è soprattutto giunto il momento di una riflessione sulle regole che presiedono alla loro qualificazione. Se da un lato si vuole perseguire chi non opera correttamente nell’ambito dei lavori privati, dall’altro si apre la via, nel settore delle opere pubbliche, a quanto di peggio si possa immaginare liberalizzando il subappalto in maniera totale, togliendo il massimale di ribasso tra appalto e subappalto, imponendo addirittura da parte della stazione appaltante – cosa che non avrebbe sfigurato neanche in un piano quinquennale sovietico – il tipo di contratto di lavoro che l’azienda appaltatrice deve applicare in caso di appalti legati ai Programmi PNRR, che saranno di pressoché completo riferimento da qui ad un decennio”.
Limitazioni alla cessione del credito: il danno è doppio
Un quadro estremamente delicato e teso, che porta a diagnosticare una specie di doppio danno: “In sostanza, da un lato si persegue in maniera indiscriminata la bonifica del mercato dei bonus e, dall’altro, si aprono porte, anzi portoni al malaffare ed alla sciatteria, quando non peggio, nei lavori pubblici” conclude la presidente Tomasi.
Rocco Di Giuseppe, presidente di Confapi Aniem, unione di categoria del settore edile del sistema Confapi, non è da meno. “A fronte della concreta impossibilità di applicare il sistema dello sconto in fattura, constatiamo l’inutile pianificazione di programmi di lavoro e di investimenti da parte degli imprenditori che saranno invece gravati da oneri e costi derivanti dalle rescissioni contrattuali e contenziosi che matureranno. Incertezza normativa, aumento arbitrario e indiscriminato dei prezzi delle materie prime, difficoltà a reperire forza lavoro: questo il perimetro ad ostacoli all’interno del quale il settore dell’edilizia e l’intera filiera sono confinati”.
Per Confapi Aniem “le frodi come le distorsioni del mercato non trovano risoluzione con provvedimenti penalizzanti ed indiscriminati destinati a colpire la stragrande maggioranza di un settore, quello edile, rappresentato da imprese che operano muovendo da sani principi di legalità e rispetto delle norme. Semplificazione burocratico/amministrativa, conoscenza e competenza dei soggetti attuatori e qualificazione degli stessi rappresentino sempre la condizione necessaria e non ulteriormente rinviabile per evitare l’inefficacia degli importanti investimenti programmati nel paese”. I continui cambiamenti al funzionamento del Superbonus e le incertezze normative, dettate anche dall’introduzione di provvedimenti retroattivi, scoraggiano quindi il mercato e le imprese più serie.
Un panorama davvero sconfortante, quello in cui il normatore aggiunge – retroattivamente – un ostacolo a una situazione già viziata dal sistema del subappalto e delle sue regole a dir poco contorte e da un clima di mercato che sul fronte di materie prime, ricambi, costi dell’energia sta gravando pesantemente sulla gestibilità di aziende – quelle dei nostri lettori – che non sono sufficientemente grandi per far fronte finanziariamente a questa pressione ormai arrivata all’assedio.
Che la vicenda in corso sulla cessione del credito si chiuda con una revisione del dispositivo di legge è un augurio che purtroppo non basta a pensare che il lavoro a venire sarà semplice.
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