La performance energetica degli edifici è un argomento di grande interesse e importanza per la legislazione, che in materia ha redatto la nuova Direttiva EPBD. La riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare è una delle leve fondamentali per la decarbonizzazione. Infatti, come viene spesso affermato, la migliore energia ecologica è l’energia non consumata.
Il quadro della situazione
Le scelte politiche italiane hanno ridotto la platea degli incentivi, cancellando il SuperBonus e ritornando ad una situazione in cui erano messi a disposizione del committente strumenti meno premianti, non ultima la cancellazione dello sconto in fattura e cioè del taglio netto delle spese iniziali, non “rimborsate” nel tempo tramite credito d’imposta, ma ridotte consistentemente. La riqualificazione edilizia è sicuramente meno incentivata di quanto non lo sia stata negli ultimi tre anni, ma vanno precisati alcuni punti necessari a comprendere il quadro d’insieme. Il legislatore europeo infatti non ci concede alternative, ma a questo stadio chi vuole migliorare la propria situazione di consumi energetici approfittando degli incentivi deve farlo senza indugi, perché se tutti dovranno sostituire il proprio sistema di riscaldamento questo significa che arriverà il giorno in cui tutti ricorreranno agli incentivi e incentivare tutti forse non sarà possibile oppure sarà possibile con aliquote più basse.
La nuova Direttiva EPBD
È fondamentale mettere edifici di qualsiasi tipo in condizione di consumare il minor quantitativo di energia possibile e contemporaneamente produrre questa energia nelle forme meno impattanti, sostanzialmente ricorrendo sempre meno alla combustione di idrocarburi e scegliendo fonti rinnovabili. Per questa ragione diventa determinante seguire che cosa sta facendo il legislatore europeo, che proprio nello scorso dicembre ha effettuato un altro importante passo verso la pubblicazione della nuova Direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive): recentemente Consiglio e Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo politico sul testo della direttiva. Tutto questo avviene nel contesto del pacchetto di norme “Pronti per il 55%”, che delinea la prospettiva per il conseguimento di un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050. La direttiva riveduta stabilisce requisiti di prestazione energetica nuovi e più ambiziosi per gli edifici di nuova costruzione e ristrutturati nell’UE e incoraggia gli Stati membri a ristrutturare il loro parco immobiliare. Da sottolineare come quello della riqualificazione del parco immobiliare è un punto di grandissima rilevanza in Italia, dal momento che oltre il 70% del patrimonio edilizio residenziale nel nostro Paese è stato costruito prima del 1972, in un’epoca in cui i criteri di efficienza energetica degli edifici erano pressoché ignoti ai più e non venivano presi in considerazione al momento della costruzione. Questo comporta che il lavoro da svolgere è particolarmente intenso e significativo. I dati proposti per un’analisi sono importanti: gli edifici nell’area dell’Unione Europea sono responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni dirette e indirette di gas a effetto serra legate all’energia. Questi numeri sostengono sostanzialmente la scelta proposta a livello comunitario di incoraggiare il percorso con la strategia “ondata di ristrutturazioni”, pubblicata nell’ottobre 2020, che prevede misure concrete di regolamentazione, finanziamento e sostegno volte a raddoppiare, come minimo, il tasso annuo di ristrutturazione energetica degli edifici entro il 2030 e a incoraggiare ristrutturazioni profonde.
Accordi e modifiche alla prima bozza dell’EPBD
Un capitolo rilevante dell’accordo è quello dell’energia solare negli edifici: è stato raggiunto un accordo sull’articolo 9 bis per garantire la diffusione di impianti di energia solare adeguati negli edifici di nuova costruzione, negli edifici pubblici e in quelli non residenziali esistenti sottoposti a una ristrutturazione per la quale è richiesta un’autorizzazione. Per quanto riguarda le norme minime di prestazione energetica negli edifici non residenziali, è stato convenuto che nel 2030 tutti gli edifici non residenziali dovranno essere al di sopra del 16% degli edifici con le prestazioni peggiori e nel 2033 al di sopra del 26%. Per quanto riguarda l’obiettivo di ristrutturazione degli edifici residenziali, gli Stati membri garantiranno che il parco immobiliare residenziale riduca il consumo medio di energia del 16% nel 2030 e tra il 20% e il 22 % nel 2035. Il 55 % della riduzione energetica dovrà essere conseguito mediante la ristrutturazione degli edifici con le prestazioni peggiori. Per quanto riguarda la graduale eliminazione delle caldaie a combustibili fossili, le due istituzioni hanno concordato di includere nei piani nazionali di ristrutturazione degli edifici una tabella di marcia in vista della graduale eliminazione di tali tipi di caldaie entro il 2040.
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