Gli impianti, piccoli o grandi che siano, devono essere governati da adeguati sistemi elettronici per conseguire gli obiettivi prefissati. Domotica ed efficienza energetica partono da un unico punto ma sembrano marciare in direzioni diverse e in alcuni casi hanno ancora due sviluppi non omogenei. Il futuro però le vede sempre più vicine e in sinergia.
Domotica ed efficienza energetica
Domotica ed efficienza energetica fanno capo a un solo punto d’origine, i protocolli di controllo elettronici ed elettrici di cui ormai ogni dispositivo di climatizzazione è dotato, ma il percorso che svolgono nella costruzione e nell’uso è tale da renderli oggi due mondi differenti: la domotica è un ambito che coinvolge in maniera pertinente l’installatore perché ne viene sollecitato dall’utente finale, mentre il controllo dei consumi è una materia che riguarda ancora e strettamente il tecnico e lo vede protagonista quasi esclusivo. Questa la sintesi del pensiero di Alessandro Battista, HVAC Manager Service di Termal (gruppo Mitsubishi Heavy Industries), che ci fornisce un quadro abbastanza chiaro e orientato al futuro sulla questione.
“La domotica ha un livello di comunicazione che può essere inteso a 360° – afferma Alessandro Battista – ed è orientato a creare sistemi di interfacciamento fra le attrezzature più differenti, siano esse destinate al riscaldamento, alla climatizzazione, alla produzione di acqua calda sanitaria o alla contabilizzazione: è un sistema aperto, quindi, che il produttore di macchine sceglie di “rifornire” di informazioni e modalità di intervento attraverso protocolli conosciuti come Connex, Modbus, Bacnet. Questi traduttori di linguaggio permettono di mettere in collegamento i sistemi chiusi dei singoli produttori con un livello di interfacciamento utile alla programmazione dell’attività della macchina secondo un sistema di parametri definiti, temperatura, umidità, tempistiche di avviamento ecc.”.
È quindi la porta “aperta” che permette di generare servizi di domotica
“Esattamente, i produttori di software di domotica possono interagire con le informazioni e i canali di setup disponibili e questo consente loro di generare un servizio di gestione con macchine differenti indipendentemente dal protocollo elettronico del fornitore, mettendo così l’utente finale nelle condizioni di governare più servizi indipendentemente dal marchio dell’apparecchiatura che li eroga”.
Possiamo dire che si tratta di un approccio che offre la possibilità di un’interazione ampia
“Al contrario della regolazione, che è legata alla gestione di un preciso sistema e che quindi è chiusa, legata alla logica di funzionamento impostata dai costruttori, confinata entro il perimetro di ricerca e sviluppo e di applicazione di ogni singolo marchio: le modalità di gestione della regolazione sono proprietarie e sono uno dei maggiori punti di differenziazione fra i diversi produttori e anche un patrimonio di know how caratteristico che non si presta alla condivisione”.
Questa specificità comporta conseguenze abbastanza impegnative, perché porta a un’accessibilità “riservata” ai tecnici che conoscono i singoli sistemi, giusto?
“Richiede competenze specifiche, conoscenza del sistema e del suo protocollo di regolazione, quindi è patrimonio del tecnico che lavora per quell’azienda e quel marchio. Per agire sulla regolazione serve una sensibilità sulla tipologia di macchina o sulla linea di apparecchiature e non esistono a oggi (e difficilmente potranno esistere) linguaggi che interagiscano in maniera omogenea su tutte le macchine.
“La domotica è possibile e funziona in condizioni di accesso a un set di informazioni limitato, perché il software cattura e utilizza il quantitativo di dati che il costruttore mette a disposizione consentendo di agire su un numero definito di opzioni, mentre la regolazione opera su variabili di sistema più complesse e quindi più caratterizzate in rapporto al funzionamento tecnico che non all’output atteso e quindi è un terreno su cui non è facile costruire interfaccia utente condivise e non solo e semplicemente per ragioni di marketing, ma per la modalità con cui la regolazione predisposta dal costruttore interagisce con il sistema”.
E dunque è anche una differenza di impostazione dell’accesso alle informazioni
“È vero, al punto che se un tempo le schede di interfaccia per attivare una gestione domotica erano opzionali, oggi sono fornite a bordo delle macchine e sono integrate in modo da poter interagire con i protocolli maggiormente diffusi, come Modbus appunto che ha ampio successo e utilizzo condiviso da parte di moltissimi”.
Ma questo cambia anche l’interazione con il cliente finale, perché la funzione del tecnico non si limita all’installazione e alla riparazione
“Il tecnico deve essere molto più preparato, sia sul fronte della possibile integrazione della singola macchina in un sistema domotico, sia sul fronte del controllo dell’energia consumata, perché oggi la possibilità di leggere le variabili in gioco è sempre più spesso e più ampiamente nelle mani dell’end user, che non si limita a richiedere che la macchina funzioni, ma che funzioni in un determinato modo sia sul fronte del “risultato” sia su quello dei consumi e dell’efficienza”.
E questo comporta due approcci differenti, lato domotica e lato regolazione?
“Dal lato della domotica ci aiuta il mondo dei software di gestione, che offrono opzioni definite, ma allo stesso tempo molto ampie, alle quali però il tecnico deve fornire il supporto di chi sa come funziona la macchina, perché il cliente vuole ottenere il beneficio migliore, si chiami esso temperatura ideale o grado di umidità relativa o le tempistiche di azionamento più flessibili. Diverso il tema dell’efficienza dove è solo la conoscenza precisa e approfondita del sistema che permette di ottenere le prestazioni richieste con i minori consumi. E qui subentra una necessità che può essere soddisfatta solo con una formazione adeguata, generale sì sulla modalità di funzionamento del circuito, ma estremamente dedicata e pertinente sul sistema di regolazione che la governa e gestisce”.
Questo approccio di “regolazione fine” influisce anche sul prodotto e sulla sua progettazione?
“Naturalmente! Ha determinato una trasformazione sostanziale nella modalità di concepimento delle macchine, sempre meno “grandi” e sempre meno “potenti”, per poter gestire la giusta potenza (oggi abbiamo macchine anche da 1 kW!) in rapporto allo spazio servito, uscendo dalla logica che voleva la “buona” climatizzazione legata alla quantità di aria fredda erogata. Serve minore potenza e maggior gestione della potenza, perché gli edifici hanno involucri più efficienti in termini termici”.
Una questione che è cambiata anche a fronte di una maggiore sensibilità al comfort: la gestione è diventata un fattore chiave?
“Il comfort è diventato un elemento determinante della modalità con cui facciamo funzionare gli impianti e questo è un altro punto in cui le due facce dell’uso dell’elettronica si incontrano. Motivi igienici e di salute ci spingono soprattutto negli ambienti a frequentazione collettiva (uffici, negozi, luoghi a libero accesso del pubblico) a dover produrre un clima controllato e non un ambiente freddo, perché spesso questo comporta non solo disagi, ma anche rimostranze rilevanti di clienti o dipendenti per una situazione non ideale dal punto di vista sanitario. E il costo di una mancata regolazione sotto il profilo della fattura elettrica è un argomento altrettanto sensibile in questo periodo”.
Insomma il tecnico deve essere capace di programmare adeguatamente una macchina perché la domotica possa fare la sua parte in modo efficiente?
“Il tecnico deve essere preparato a gestire l’efficienza, a conoscere le variabili che permettono alla macchina che installa o manutiene di performare come richiesto dal cliente: questo comporta da parte sua la scelta della potenza corretta e la regolazione rispetto a obiettivi di comfort e di portafoglio che devono essere oggetto di un ragionamento, di un compromesso di cui il cliente deve essere reso consapevole. Il tecnico che non regola diventa “colpevole” di prestazioni non richieste (inferiori o superiori alle attese) e di eventuali conseguenti eccessi di consumi”.
È la fine delle installazioni “copia e incolla”?
“È una crescita inevitabile: in un mondo in cui climatizzatori e pompe di calore sostituiscono sempre più spesso il “vecchio” riscaldamento chi ha competenza per installare e manutenere non può più pensarsi come un operaio che monta o ripara una macchina, ma come un soggetto che la sa gestire. Oggi per di più il guasto meccanico è sempre più raro, mentre è percentualmente molto più incisiva la situazione in cui la prestazione difetta per colpa dell’elettronica. Ogni tecnico può trarre le proprie conseguenze da questo, ma a noi la questione sembra abbastanza chiara.”
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