Normativa

Direttiva EPBD: cosa cambia e come incide nel settore ITS

Il parlamento europeo ha recentemente approvato la Direttiva EPBD detta ‘case green’, ovvero la Energy Performance Building Directive. La direttiva sull’efficienza energetica degli edifici è in lavorazione ormai da anni, ma solo da poche settimane il consiglio Ecofin ha dato il via libera, con la sola eccezione di Italia e Ungheria.

Cos’è la direttiva EPBD ‘case green’

La Direttiva mira a eliminare le emissioni di anidride carbonica nell’intero parco immobiliare europeo entro il 2050. Gli Stati Membri devono presentare piani nazionali di ristrutturazione entro il 2026, aggiornandoli ogni 5 anni. I nuovi edifici dovranno essere “solar-ready” per l’installazione di impianti fotovoltaici. Per gli edifici esistenti, è prevista l’installazione graduale di pannelli solari a partire dal 2027. Gli Stati devono ridurre il consumo di energia degli edifici residenziali, con obiettivi fino al 2050 per raggiungere emissioni zero. È imposto l’abbandono dei combustibili fossili, come le caldaie a gas metano, entro il 2040. L’elettrificazione del riscaldamento, con l’uso di pompe di calore, è una soluzione chiave per l’adozione di energie rinnovabili nei nuovi edifici a zero emissioni.

Direttiva EPBD: la situazione attuale

In Italia, l’82% degli edifici è ad uso residenziale, con la maggior parte di essi (oltre il 60%) con un’età media di circa 59 anni e una scarsa classe energetica (G o E). Secondo l’ENEA, la situazione non è migliore nel resto dell’Unione europea, dove circa il 60% delle abitazioni richiederà interventi di efficientamento entro il 2050. Solo un quarto degli edifici europei soddisfa attualmente i requisiti di efficienza energetica della Direttiva, soprattutto quelli di nuova costruzione. In Italia, sebbene il 95% delle case costruite nel 2022 siano efficienti in termini di classe energetica A, la Direttiva ha cambiato il criterio di valutazione, passando dalle classi energetiche alle medie di consumo degli edifici.

Gli Stati Membri devono recepire e applicare la direttiva entro due anni utilizzando risorse nazionali ed europee, poiché la Commissione UE non erogherà nuovi fondi. I Paesi dovranno fare affidamento su risorse proprie o su stanziamenti come il PNRR, il Fondo sociale per il clima e i Fondi di coesione. L’attenzione potrebbe concentrarsi su nuove misure come i prestiti per le ristrutturazioni di nuclei fragili, un’indicazione che potrebbe migliorare la direzione del Superbonus, indirizzando le risorse verso edifici e popolazioni più vulnerabili.

Come l’Italia recepisce la EPBD

Il Ministero dell’Ambiente sta lavorando per valutare gli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi della Direttiva. Il tavolo di lavoro si concentra sull’efficientamento energetico degli edifici, con l’obiettivo di aumentare le risorse private e promuovere la crescita del settore edilizio e dell’impiantistica. Secondo stime preliminari del PNIEC, il settore edilizio residenziale rappresenterà il 52% dei risparmi attesi. Il tavolo sta elaborando proposte per raggiungere gli obiettivi di efficienza energetica, valutando l’impatto energetico, emissivo ed economico per garantire una transizione equilibrata. Si stanno anche studiando nuovi strumenti finanziari come i contratti di prestazione energetica e il supporto alle imprese energetiche. Tuttavia, sorgono dubbi riguardo alla capacità e alla distribuzione energetica per affrontare l’elettrificazione e la decarbonizzazione degli edifici, nonché sull’adozione diffusa di metodi come EPC ed ESCO nel settore residenziale.Questi aspetti vengono affrontati in dettaglio in un articolo di questa rivista.

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