La mancanza di fascicoli che attestino l’avvenuta esecuzione della Dichiarazione di conformità ai sensi della Direttiva macchine e della Direttiva PED è un vero e proprio problema anche sul fronte della sicurezza. Le norme tecniche sulle attrezzature a pressione sono sicuramente importanti, così come la conoscenza della legge al riguardo, ma è fondamentale che si creino condizioni operative di concreta eseguibilità del Fascicolo PED e del suo deposito presso INAIL, per sanare una lacuna che non è solo burocratica, ma anche sostanziale.
Si continua a ritenere importante che esista un catasto che registra l’attività di installazione e corretta manutenzione delle caldaie a condensazione, ma crea preoccupazione l’idea che siano accatastate e controllate periodicamente apparecchiature caratterizzate da una certa semplicità di funzionamento e da una lineare tecnologia, mentre il vasto, articolato e a crescere complesso mondo delle macchine che lavorano mettendo sotto pressione vapore o gas siano regolamentate da un obbligo formale, quello del fascicolo e della Dichiarazione di conformità a cui non fanno seguito registrazioni e controlli adeguati.
Il tema è ampio e non certo risolvibile nel quadro di un articolo dedicato alle leggi e alle norme sull’argomento, ma prendiamo atto dello sforzo del Comitato Termotecnico Italiano dedicato al riordino e alla razionalizzazione della materia nell’ambito delle proprie competenze.
Dichiarazione di conformità: il software per i tecnici
È anche vero che sono attivi soggetti importanti come Assofrigoristi che stanno portando avanti un progetto più operativo come quello di supportare la realizzazione di un software che affianchi e faciliti l’operato dei tecnici sul campo ai fini della redazione della Dichiarazione di Conformità e del Fascicolo PED.
Si tratta di uno strumento che dovrebbe dare modo di ottemperare un obbligo normativo in maniera semplice ed esaustiva, per i minori livelli di complessità impiantistica per i quali è richiesta la Dichiarazione di Conformità e che sarò di valido aiuto nella risoluzione dei dubbi e delle difficoltà determinate in condizioni di maggiore strutturazione e quindi complessità dell’insieme da classificare.
Per la norma UNI 11325 riprendiamo la presentazione che Giuseppe Pinna ha dedicato all’argomento sul numero di luglio e agosto di EnergiaeDintorni, la rivista del CTI e che ci permette di fare il punto sul supporto che la normazione può dare al lavoro quotidiano di tecnici installatori e manutentori, fornendo indicazioni finalmente rimesse a sistema dopo una produzione normativa ricca ma disarticolata e poco coerente. Ben venga dunque una razionalizzazione, utile e fors’anche determinante per dare alla normazione modo di supportare in modalità più organica il lavoro di chi sul campo si muove con la necessità di affrontare le problematiche che riguardano appunto la pressione.
“Sono passati tredici anni dalla pubblicazione della parte 1 della serie UNI/TS 11325, un pacchetto di specifiche tecniche e norme che in questi anni hanno creato una vera e propria area normativa fino ad allora praticamente inesistente. La nascita di questa serie di norme è legata alla pubblicazione del Decreto del Ministero delle Attività produttive del 1° dicembre 2004, n. 329, che regola la messa in servizio e l’utilizzazione delle attrezzature a pressione e degli insiemi. Il decreto ha previsto, all’articolo 3, che le specifiche tecniche concernenti l’esercizio delle attrezzature e degli insiemi fossero elaborate in collaborazione con l’ISPESL (ora INAIL) e l’UNI. Conseguentemente il Ministero delle attività produttive conferì a UNI l’incarico formale e da allora si avviò un ampio progetto, affidato al CTI, che ha portato alla pubblicazione delle diverse parti della serie UNI 11325, oltre che di alcune altre norme esterne alla serie ma ad essa collegate.
La norma UNI 11325
Lo sviluppo delle varie parti della UNI 11325 non ha seguito un ordine logico ma piuttosto un ordine di priorità dettato dalle urgenze: per esempio la prima urgenza era a suo tempo quella di definire una procedura di valutazione dello stato di conservazione ed efficienza delle tubazioni (che poi è diventata la parte 1). Altre urgenze riguardavano la sorveglianza dei generatori di vapore o chiarimenti su riparazioni e modifiche. Il piano di lavoro si è conseguentemente allineato a queste e ad altre priorità, e i progetti di norma hanno iniziato ad essere elaborati e discussi, conoscendo ciascuno percorsi più o meno accidentati, come spesso succede a lavori che sono pesantemente intrecciati con varie prescrizioni di legge di non sempre facile interpretazione. Il risultato di questo percorso è che la numerazione delle parti della UNI 11325 è piuttosto disordinata e difficile da inquadrare.
Oggi, con il pacchetto UNI 11325 ormai consolidato (anche se nuovi progetti sono già in corso) è possibile avere un quadro più chiaro delle diverse norme e specifiche tecniche che coprono questo settore, ma intervenire sulla stessa UNI 11325 diventa difficile. Per questo in ambito CTI e UNI si sta portando avanti un processo di “riprogettazione” del pacchetto, inaugurando una nuova serie nella quale fare confluire nel tempo le revisioni delle norme già pubblicate e i nuovi progetti che via via si aggiungeranno, ma questa volta sulla base di un “disegno” più organico.
Questo “tagliando di manutenzione” dovrebbe operare in due direzioni: una prima azione di razionalizzazione e orientamento che miri a rendere la serie meglio articolata, attraverso un intervento di inquadramento delle singole norme in una struttura logica coerente che risulti più leggibile per gli utilizzatori; una seconda azione, in parallelo, che vada a colmare alcune aree residue di vuoto normativo.
Per procedere all’intervento di inquadramento è già stato messo in cantiere un nuovo progetto di norma dedicato al ciclo di vita delle attrezzature a pressione, elaborato in collaborazione dalle commissioni UNI/CT 222 “Integrità strutturale degli impianti a pressione” e 223 “Esercizio e dispositivi di protezione delle installazioni a pressione”.
Questo nuovo lavoro, che nei programmi si prevede sarà la parte 1 della nuova serie che sostituirà negli anni la UNI 11325, aiuterà a razionalizzare il corpo normativo sull’esercizio delle attrezzature a pressione, attraverso l’introduzione di una norma-quadro avente la funzione di fornire una panoramica completa dei requisiti che interessano tutte le fasi di esercizio di un’attrezzatura, a partire dalla messa in servizio sino alla sua dismissione, raccordando e richiamando le diverse norme nazionali in vigore, e fornendo direttamente i requisiti per le attività che non risultano coperte da norme dedicate.
A cosa serve la norma UNI 11325
Nello specifico, la norma UNI 11325 si propone di:
– fornire un quadro di unione delle diverse norme, presentandole secondo la logica del ciclo di vita dell’attrezzatura, dalla messa in servizio alla dismissione;
– uniformare termini e definizioni;
– introdurre il concetto del piano dei controlli per la vita dell’attrezzatura, predisposto dall’utilizzatore all’atto della messa in servizio sulla base del progetto e di un’analisi iniziale;
– raccordare i requisiti normativi con le prescrizioni di legge applicabili alle verifiche e ai controlli di integrità.
Il secondo intervento di completamento del corpo normativo prevede, oltre al citato lavoro sul ciclo di vita, l’elaborazione di tre nuovi progetti sulla valutazione dello stato di conservazione delle attrezzature in esercizio ai fini della verifica periodica di integrità, dedicati rispettivamente alle tubazioni, ai generatori di vapore e ai recipienti a pressione.”
Un sistema di organizzazione che torniamo ad auspicare permetterà una gestione formale e sostanziale più concreta e più trasparente di apparecchiature e insiemi che hanno ormai una presenza e un’estensione applicativa di consistenza tale da rendere davvero imbarazzante la constatazione del fatto che si proceda molto spesso in modo approssimativo alla gestione della questione pressione negli impianti che proprio sul circuito a pressione fondano la loro funzionalità.
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