L'industria meccanica italiana chiude. Pur condividendo le preoccupazioni dei sindacati, Anima Confindustria chiede al Governo degli aiuti per riprendere al più presto le attività produttive e garantire la continuità perché «se si ferma l'industria meccanica, si ferma il Paese».
«Condividiamo la preoccupazione dei sindacati» – dice Marco Nocivelli, presidente di Anima Confindustria – «ma contestualmente alla chiusura delle attività produttive, chiediamo al governo di iniziare a metterci in condizioni di recuperare i dispositivi necessari per poter riaprire al più presto e far lavorare in sicurezza i nostri collaboratori».
Nocivelli commenta così la modifica alla lista dei codici ATECO per decreto del ministero dello Sviluppo economico. Molta parte dell’industria meccanica italiana in tre giorni si vede costretta a chiudere i battenti e con lei centinaia di migliaia di lavoratori in cassa integrazione.
«Sappiamo che questa sospensione, però, deve avere un termine previsionale. Se la sicurezza è legata alla disponibilità dei dispositivi, come mascherine, guanti, occhiali e camici, abbiamo bisogno di un aiuto. Gli ordini dei Dpi da noi effettuati sono stati bloccati alle dogane con il risultato che nella maggior parte dei casi non risulta possibile reperirli in quantità sufficiente e in tempi adeguati».
Nocivelli guarda alla data del 6 aprile come un ultimatum perché – «se si ferma l’industria meccanica, si ferma il Paese. Dobbiamo garantire una continuità. Sia al mercato domestico, dato che i nostri macchinari sono alla base di ogni filiera produttiva italiana. Sia al mondo perché non possiamo nemmeno perdere il nostro secondo polmone, quello dell’export. Proponiamo, allora, la possibilità di riaprire i magazzini a inizio aprile per evadere gli ordini esteri, di poter lavorare a turni e orari ridotti. Siamo anche convinti che sia necessario identificare un modello simile a quello israeliano o individuare il modello in base alle fasce d’età, che sta circolando in questi giorni. Non fermateci perché non si fermi il Paese. Siamo consapevoli che noi come tutta l’Italia stiamo andando incontro a un nuovo equilibrio: come industriali conosciamo la necessità di un piano strategico utile a far fronte a una situazione nuova e di forte crisi. Siamo disponibili a collaborare con le istituzioni e alle autorità. Allo stesso tempo, chiediamo al governo di aiutarci a rassicurare i sindacati e i lavoratori continuando così a costruire il bene comune per i singoli, le famiglie e l’intera Italia. Ci vuole massimo sforzo, perché la vita delle persone passa dalla salute e dalla dignità del posto di lavoro».
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