La meccanica italiana di Anima ha esportato in India nel 2015 314milioni di euro di tecnologie. La performance rispetto al 2014 ha mostrato una crescita del 41%. È una fetta minore se si guarda l’export della meccanica in tutto il mondo pari a circa 26 miliardi di euro. Ma l’export potenziale verso il Paese indiano attira l’attenzione degli imprenditori italiani, venuti a incontrare la delegazione indiana.
Le merceologie più richieste sono le valvole, che nel 2015 hanno registrato un incremento del 161%, le pompe (+24%), i boiler (+42%), le tecnologie per l’edilizia (+116%) e le turbine a gas con un +23%.
I dati testimoniano un interesse spiccato verso la cogenerazione che dimostra l’aumento più importante (+2953), gli impianti per la lavorazione del food (+74%), le turbine (+24%), mentre i macchinari per la logistica e il sollevamento (-45%) e i forni industriali (-42%) stanno subendo una battuta d’arresto.
Tra il 2014 e il 2016 l’India ha attratto gli investimenti con un aumento parti a +37%. Il Pil indiano per il 60% circa è costituito dall’agricoltura, per il 19% dall’industria e per il resto da servizi, di particolare rilievo il settore turistico. Sono tutti comparti in forte crescita. L’India sta puntando a diventare un hub per il design e la manifattura. Per questo continua a guardare l’Italia.
L’India punta a un eccellente sistema di trasporti, oltre 3 milioni di persone utilizzano i mezzi ogni giorno. Le infrastrutture stradali e telefoniche sono da sviluppare. È previsto un investimento di circa 250 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni. Il territorio vanta ben due porti commerciali e tre aeroporti, di cui uno internazionale. L’India pone molta attenzione al fenomeno delle start up. Per Sace sono settori su cui puntare perché rivelanti per l’economia indiana le energie rinnovabili, oltre al tradizionale mercato tessile.
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